Il direttore responsabile di un periodico online non è responsabile per omesso controllo sui contenuti pubblicati ex art. 57 c.p., specie quando tali contenuti sono costituiti da commenti postati direttamente dai lettori, senza alcun preventivo filtro.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione in una Sentenza del 29 novembre, annullando la decisione con la quale la Corte d’Appello di Bologna aveva condannato l’ex direttore de L’espresso online per non aver provveduto alla tempestiva rimozione di un commento diffamatorio pubblicato da un lettore.
Due i principi di diritto da tenere a mente, fissati dalla Suprema Corte.
Il primo: ai fini della legge penale e, in particolare, dell’applicazione dell’art. 57 c.p. che stabilisce la responsabilità del direttore per non aver impedito, attraverso il necessario controllo, la pubblicazione di un contenuto diffamatorio, il periodico online non è qualificabile come “stampa periodica” con la conseguenza che lo speciale regime di responsabilità per quest’ultima previsto non è applicabile.
Il secondo: il controllo successivo alla pubblicazione online e finalizzato all’eventuale rimozione di un contenuto non è assimilabile al controllo preventivo finalizzato ad evitare la pubblicazione di un contenuto diffamatorio con la conseguenza che, anche in questo caso, non sarebbe possibile ritenere responsabile ex art. 57 c.p. – come si pretendeva nel caso che ha dato origine alla decisione – il direttore di un periodico online per non aver provveduto alla rimozione di un commento di un lettore, ritenuto diffamatorio.
Secondo i Giudici della Suprema corte le pubblicazioni online – in particolare quando si discuta dei commenti dei lettori – andrebbero assimilate alle trasmissioni televisive piuttosto che alla stampa periodica e, dunque, come accaduto per le prime andrebbe esclusa la responsabilità dei loro direttori.
Principi entrambi condivisibili quelli stabiliti dalla Suprema Corte.
Pretendere che il direttore di un periodico online risponda dell’eventuale illiceità dei commenti postati dai lettori del suo giornale, infatti, significa considerarlo oggettivamente responsabile a prescindere da ogni valutazione relativa alla sua eventuale colpa.
L’ovvia conseguenza di una decisione di diverso tenore che avesse considerato il direttore responsabile anche dei commenti dei lettori, sarebbe stata, con ogni probabilità, l’immediata chiusura dell’area commenti su molti periodici online con conseguente drammatica riduzione di uno degli spazi pubblici di manifestazione del pensiero che la Rete abbia sin qui aperto.
E’ considerazione alla quale pensare quando, con troppa facilità, si chiamano gli intermediari della comunicazione a rispondere dell’illiceità dei contenuti pubblicati attraverso i propri servizi, contenuti che non hanno l’effettiva possibilità di controllare.
Il rischio è esattamente lo stesso: gli intermediari della comunicazione, chiamati a rispondere, su base semi-oggettiva, dei contenuti degli utenti, a lungo andare, potrebbero decidere di limitare la possibilità per questi ultimi di utilizzare i propri servizi per la pubblicazione di contenuti e, così facendo, far sfumare, per sempre, il sogno – oggi divenuto realtà – che ciascuno possa manifestare liberamente il proprio pensiero rivolgendosi, almeno in astratto, all’intera comunità globale.
Fonte: Wired
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