lunedì 2 gennaio 2012

"Da qui truffiamo il mondo"


Appunti da: La Stampa


Viaggio a Ramnicu Valcea, la capitale romena degli hacker.
Diventata florida grazie a Internet

PIERANGELO SAPEGNO

 













Di là dal fiume ci stanno tutti quei palazzi grigi e squadrati da edilizia popolare degli anni comunisti. Ma all’ingresso della città, nel quartiere di Budest, la Mercedes Benz ha aperto proprio qui una delle più grandi concessionarie della Romania. È una strana città, Ramnicu Valcea. Fra le sue vie coperte da queste edifici in stile caserma e attraversate da una miriade di Bmw e Audi nuove di zecca, ci sono tanti di quei bar e club privati come se li sognano a Bucarest. Stanno sempre aperti, tutte le notti: è che qui ci lavorano gli hacker, giovanissimi maghi dei computer che organizzano false vendite in rete e furti di carte di credito. Questa è la capitale della truffa su Internet. Lo è dal 2000: solo che prima erano dei principianti e li beccavano tutti. Adesso si sono fatti furbi, hanno creato una rete con strutture fantasma nei vari Paesi del mondo (Stati Uniti soprattutto, ma anche Germania, Olanda, Francia, Svizzera) che riescono a far girare i soldi truffati e farli sparire in questo grande mare. Così non li beccano più, e in America non sanno come fare. L’ultimo colpo, luglio 2011, ha portato via 20 milioni di dollari a cittadini statunitensi.

Così, il direttore dell’Fbi Robert Mueller se n’è venuto da New York apposta, ha fatto visita al presidente Traian Basescu, e poi ha messo su in fretta e furia una squadra speciale di 600 poliziotti rumeni da addestrare bene, «perché questa storia è diventata una minaccia per il mondo», ha detto. Tutta colpa di questa città, che sta ai piedi dei Carpazi, 110 mila abitanti con i suoi caseggiati popolari anni Cinquanta, 175 km da Bucarest e 123 da Craiova, la «Silicon Valley del furto su Internet», come l’hanno chiamata i giornali americani. Anche «Le Monde» ha mandato qui un suo inviato per un lungo reportage. Il procuratore Danusia Boicean ha spiegato come questa rete di truffatori organizzi finte vendite e aste truccate su eBay di prodotti elettronici, macchine, vestiti, e riesca pure a inserirsi sui conti bancari.

L’80 per cento delle vittime è negli Stati Uniti, ma negli ultimi tempi gli hacker di Ramnicu Valcea hanno allargato il loro giro d’affari anche in Europa. Ora che si è mossa anche l’Fbi, la Polizia ha ottenuto qualche risultato e gli agenti hanno appena arrestato «25 persone, tutte dai 18 ai 35 anni, che avevano sottratto 120 mila euro a cittadini americani, svizzeri, francesi, austriaci e tedeschi», come racconta Danusia Boicean. Ma tutto questo è una goccia nel mare. Il fatto è che questa città è davvero uno strano posto. L’unica industria che funziona - si fa per dire - è quella degli hacker. Non ci sono altre attività, non c’è altro lavoro. E tutto il resto, che produce qualche entrata, sembra girare attorno a questo mondo.

Eppure, questo è un luogo storico, come testimoniano qualche antico palazzo sopravvissuto alle piene del fiume Olt e il suo giardino pubblico, una sorta di piccolo parco tirato su per festeggiare la vittoria della Rivoluzione. C’è qualche hotel pretenzioso, come il Central Calimanesti, ci sono pensioni e alberghetti sulla prima collina, immersi nel verde. La città è stata quasi tutta ricostruita a mezza costa, perché quella originaria, era stata più volte distrutta dalle piene.

Ma entrando dal ponte sulla strada che viene dalla Statale 64, quello che colpisce è questo vento di benessere che soffia su una città dall’immagine comunque popolare, da regime comunista: nel centro e in periferia, come ha raccontato anche «Le Monde», in questo viavai di Audi e Bmw, macchine simbolo del successo da arricchimento, la società Western Union, specializzata nel trasferimento di soldi e capitali, ha aperto una ventina di uffici. Di notte, poi, i bar e i club si riempiono di questi maghi del computer, ragazzotti attaccati a un mouse e a una pinta di birra, per inventarsi vendite sperdute nel mondo in collegamento con i loro complici fantasma. Fra di loro non si conoscono e il passaggio di soldi è lungo e complicato, da un fantasma all’altro. Fino alla capitale, nella terra di Dracula, dove dietro allo schermo c’è solo una faccia coi brufoli con una maglietta da mercato. L’ultimo dei fantasmi è questo qui.



Appunti da: La Stampa 

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