La Procura vuole accertare se l’episodio che tira in
ballo un amico dell’arrestato Tuccia sia stato sottovalutato. Sentito
dai carabinieri il poliziotto che ricevette l'esposto della vittima
IL CASO. Assurto alla ribalta nazionale grazie alla trasmissione televisiva «Chi l'ha visto?», il caso-bis emerso nell'ambito dell'inchiesta sulla violenza sessuale avvenuta davanti alla discoteca di Pizzoli (per la quale è in carcere il militare Francesco Tuccia) si arricchisce di nuovi elementi.
Infatti è in corso un'indagine parallela che si basa sul
racconto della ragazza che in tv ha affermato: «Un amico di Tuccia
voleva violentarmi». Una vicenda che non è contestuale alla violenza di
Pizzoli ma che potrebbe fare luce sul ruolo avuto dalle persone che
quella notte erano con l'arrestato. Un caso-bis che fa riferimento anche
al ruolo delle forze dell'ordine. La particolare delicatezza del caso
fa sì che le indagini si svolgano sotto traccia, senza che trapeli alcun
particolare della spinosa vicenda. Tuttavia, ci sono due fatti nuovi.
IL VERBALE. I carabinieri hanno acquisito il verbale nel quale è contenuto l'esposto della ragazza. Contestualmente è stato sentito a sommarie informazioni testimoniali il sovrintendente di polizia che ricevette la denuncia. Bisogna accertare se, come messo in dubbio dalla ragazza, la vicenda sia stata trattata come un caso di violenza sessuale oppure se sia stata «derubricata» a semplice molestia, con relativo ammonimento della persona sospettata, e nulla più. Un compito che spetta ai carabinieri.
IL RACCONTO. La ragazza, che ha voluto mantenere l'anonimato, è stata spinta a raccontare l'episodio dall'appello del padre della vittima della violenza: «Chi sa parli». Secondo la testimonianza, l'amico di Tuccia avrebbe tentato di avere un rapporto sessuale cercando di imporsi con la violenza. Ma la presunta vittima sarebbe poi riuscita a scappare chiedendo aiuto a due persone. La parte più controversa del racconto è quella nella quale si fa riferimento alla denuncia. La ragazza, infatti, afferma che le sarebbe stato consigliato di «non fare niente» poiché «non era il caso di denunciare un fatto del genere».
«Conobbi uno dei due amici di Tuccia, e dopo poco», racconta la giovane, «capii che voleva avere un rapporto sessuale, ma senza la mia volontà. Di fronte al mio no ha avuto un vero e proprio scatto d'ira. Mi dava pugni, mi urlava che voleva fare sesso. Sono scappata e in una frazione di secondo ho pensato "se non scappo mi rovina, mi violenta".
IL VERBALE. I carabinieri hanno acquisito il verbale nel quale è contenuto l'esposto della ragazza. Contestualmente è stato sentito a sommarie informazioni testimoniali il sovrintendente di polizia che ricevette la denuncia. Bisogna accertare se, come messo in dubbio dalla ragazza, la vicenda sia stata trattata come un caso di violenza sessuale oppure se sia stata «derubricata» a semplice molestia, con relativo ammonimento della persona sospettata, e nulla più. Un compito che spetta ai carabinieri.
IL RACCONTO. La ragazza, che ha voluto mantenere l'anonimato, è stata spinta a raccontare l'episodio dall'appello del padre della vittima della violenza: «Chi sa parli». Secondo la testimonianza, l'amico di Tuccia avrebbe tentato di avere un rapporto sessuale cercando di imporsi con la violenza. Ma la presunta vittima sarebbe poi riuscita a scappare chiedendo aiuto a due persone. La parte più controversa del racconto è quella nella quale si fa riferimento alla denuncia. La ragazza, infatti, afferma che le sarebbe stato consigliato di «non fare niente» poiché «non era il caso di denunciare un fatto del genere».
«Conobbi uno dei due amici di Tuccia, e dopo poco», racconta la giovane, «capii che voleva avere un rapporto sessuale, ma senza la mia volontà. Di fronte al mio no ha avuto un vero e proprio scatto d'ira. Mi dava pugni, mi urlava che voleva fare sesso. Sono scappata e in una frazione di secondo ho pensato "se non scappo mi rovina, mi violenta".
Non era lucido. Sono riuscita a scappare aiutata
da due ragazzi che passavano per caso. E mentre fuggivo l'amico di
Tuccia mi urlava che ero una poco di buono, mi diceva la pagherai. Le
forze dell'ordine mi dissero che non era il caso di denunciare. Credo
che abbiano preso l'episodio con leggerezza, pensando di parlare con
quel ragazzo e di farla finita lì». Nuovo materiale per il pm.
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