mercoledì 19 settembre 2012

Picchiatori. 2007, Piazza Zama. La versione del “picchiatore”

 

 

L'aggressione condotta da Mario Boldrini nei miei confronti, avvenuta a Roma, a piazza Zama, nell'aprile 2007, sembra avere tutte le caratteristiche di un gesto "squadristico": un'esplosione di violenza gratuita, l'uso del "tirapugni" (una classica arma usata dai "picchiatori" di estrema destra) seguita dalla fuga (forse anche per evitare il linciaggio da parte delle persone intervenute durante l'aggressione).

Poi, nel corso delle indagini, l'adduzione di una fantomatica provocazione per l'aggressione ("E' stato lui a provocarmi!").

L'invenzione di fantomatiche motivazioni per le aggressioni é un comportamento classico tra le persone cronicamente violente. E' molto difficile trovare un violento che ammetta candidamente le sue colpe. Soprattutto se, come nel caso del Boldrini, si tratta di un militante di estrema destra, appartenente a un'ideologia che giustifica la violenza.

Se la situazione non fosse stata tragica, si potrebbe pensare alla mitica gag di Alberto Sordi ("Spaghetto, tu me provochi, io me te magno!"). Ma la versione del Boldrini sembra aver trovato notevole credito presso il Commissariato di Polizia che ha svolto l'indagine. Lo stesso Commissariato sembra invece aver completamente ignorato il fatto che il Boldrini avesse usato un "tirapugni" con due "spuntoni" acuminati per l'aggressione, nonostante ci fossero le foto del finestrino danneggiato, un verbale dei Vigili Urbani che certificava il danno, e la mia testimonianza.

 

 

Non solo: anche se i reati per i quali il Boldrini era stato imputato (lesioni aggravate e danneggiamento aggravato) non rientravano tra le competenze del Giudice di Pace, all'inizio delle indagini il Commissariato di Polizia insisteva sul fatto che l'aggressione del Boldrini fosse solo un banale diverbio tra automobilisti, da risolvere inviando il fascicolo dell'aggressione al Giudice di Pace. Una soluzione alla "volemose bene", che si sarebbe tradotta in una perdita di tempo: il Giudice di Pace, non essendo competente per quel tipo di reati, avrebbe sicuramente dovuto rinviare il fascicolo alla Magistratura Ordinaria. C'è voluto del bello e del buono solo per convincerli del fatto che il fascicolo del Boldrini andava trasmesso direttamente alla Magistratura Ordinaria.

Suvvia, diciamolo: forse c'erano delle conoscenze, forse anche solo delle simpatie. Insomma, anche se, vista la scarsità delle risorse a disposizione, non siamo ancora riusciti ad avere un "poliziotto di quartiere", in compenso ci hanno dato almeno un "picchiatore di quartiere": Mario Boldrini.

A inizio 2008, il Boldrini é riuscito a patteggiare, per l'aggressione di piazza Zama, una pena da "saldi di fine stagione": sei mesi con la condizionale. La mitezza della pena é dovuta anche al fatto che il Boldrini risultava, nonostante la sua notevole abilità come "picchiatore", incensurato. Il fatto che un estremista di destra che va in giro con un "tirapugni" e si allena regolarmente in una palestra di kick boxing arrivi fino all'età di quasi 40 anni con una fedina penale "immacolata" dà molto da pensare. Sembra quasi che i vecchi fantasmi del fascismo (i "topi di fogna", direbbe Ascanio Celestini) stiano riemergendo. Per fortuna, adesso a Roma c'è un sindaco al di sopra di ogni sospetto.

 

 

Dopo il patteggiamento del Boldrini per le responsabilità penali dell'aggressione, é stata avviata una causa civile, per la quale, visti i tempi della giustizia italiana, si é tenuta la prima udienza nella primavera 2010. La prossima udienza é prevista, se tutto va bene, per il 2011.

E' interessante leggere alcuni tratti della difesa redatta dall'avvocato di Mario Boldrini per la causa civile.

2/a (...) [l'aggredito] lamentava di essere stato aggredito dal sig. Boldrini conseguentemente a un diverbio scoppiato per motivi di viabilità. (...)

La mia versione é molto diversa. Quella mattina, il Boldrini ha superato velocemente la mia auto, ha "inchiodato", costringendomi a frenare bruscamente, é sceso velocemente dalla sua auto, già armato di "tirapugni", ed ha colpito violentemente il finestrino della mia auto. Questo non sembra proprio un diverbio per motivi di traffico. Questa sembra un'aggressione premeditata. Nella foto qui sotto, si vedono i segni lasciati dalle punte acuminate del "tirapugni" del Boldrini sul finestrino della mia auto, che fortunatamente era chiuso.

 

 

Normalmente, un automobilista che inchioda con l'auto, salta giù e colpisce il finestrino di un altro automobilista con un "tirapugni" a punte acuminate, gli sfonda il parabrezza a calci, e poi lo fa finire in ospedale, dovrebbe essere immediatamente fermato, sottoposto a test per l'uso di droghe, e controllato da uno psichiatra per valutare l'opportunità di un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Ma siamo in Italia. Nei giorni successivi all'aggressione, il Boldrini é stato visto più volte aggirarsi con la sua Mercedes (rigorosamente nera, viste le sue simpatie politiche) nei pressi della mia abitazione. Questa qui sotto é una foto della Mercedes del Boldrini, parcheggiata nei pressi della palestra "Fortitudo" di San Giovanni, qualche settimana dopo l'aggressione. Forse l'aggressore l'aveva parcheggiata lì per allenarsi in palestra. Magari in vista della prossima aggressione.

 

 

Durante l'indagine, il Boldrini ha raccontato, per giustificare l'aggressione, una storia piuttosto fantomatica: io lo avrei inseguito a folle velocità, nel traffico romano dell'ora di punta, con la mia macchina (una Ford Fiesta 1200), lampeggiando e suonando ripetutamente il clacson. Una scena da film americano. Tutto questo sarebbe avvenuto verso le dieci del mattino, in una via affollata del quartiere San Giovanni, dove a quell'ora il traffico scorreva a passo d'uomo. A pochi passi dal semaforo di via Satrico, presidiato regolarmente dai Vigili Urbani. I quali, intervenuti pochi minuti dopo l'aggressione, non hanno scritto, nel loro verbale, di aver visto alcunchè di anormale all'altezza del semaforo.

 

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Torniamo alla versione del sedicente inseguito, il Boldrini. A piazza Zama, qualche decina di metri dopo il semaforo presidiato dai Vigili Urbani, sembra che la Mercedes 1800 CLK del Boldrini non riesca più a reggere l'inseguimento della mia auto, la Fiesta 1200. Forse un cedimento del motore? Ovviamente, a questo punto il Boldrini si vede costretto a difendersi. Avrebbe potuto fermarsi qualche metro prima, e segnalare l'inseguimento ai Vigili Urbani che presidiavano il semaforo. Oppure, avrebbe potuto chiamare la Polizia, con la quale, visto l'andamento della successiva indagine per l'aggressione, doveva essere in ottimi rapporti. Ma, forse per timidezza, il Boldrini decide di non disturbare nessuno, e scende dalla sua auto, opportunamente armato di "tirapugni" con punte acuminate, per risolvere la faccenda da solo. Un comportamento davvero encomiabile.

 

 

 

Peccato che io non avessi mai visto in vita mia né il Boldrini né la sua auto. Tant'é vero che sono riuscito a descrivere solo sommariamente ai Vigili Urbani, poi intervenuti per verbalizzare l'accaduto, l'auto e l'aggressore. C'è da dire che il Boldrini aveva pensato bene di complicarmi le cose, rompendomi gli occhiali con un calcio al viso, in stile kick boxing. Gli occhiali, spezzati, sono finiti sul cofano di un automobilista di passaggio, il quale li ha poi gentilmente consegnati ai Vigili Urbani.

Il Boldrini é stato individuato solo grazie ad alcuni testimoni, che sono intervenuti per fermarlo (e direi che c'è voluto molto coraggio), e hanno preso la targa della sua auto, prima che fuggisse.

Forse, anche l'automobilista che ha riportato gli occhiali rotti dell'aggredito avrebbe potuto vedere, trovandosi a passare in qual momento, qualcosa del fantomatico "inseguimento tra auto" denunciato dal Boldrini per giustificare l'aggressione. Almeno in lontananza: dopotutto era alla guida di un SUV, che ha maggior visibilità rispetto alle altre auto. Ma il testimone ha dichiarato di non aver visto niente del genere. Povero Boldrini. Non gli crede nessuno. A parte, forse, la Polizia.

 

 

(...) (continua)

 

© Nicola La Monaca, 2010. All Rights Reserved


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