Con la primavera, molti adolescenti si sentono attirati dalla voglia di morte. L'aria è calda e satura di profumi, la natura (il verde, i fiori, il sole) sono un inno alla vita. Le ragazze indossano scollature e vestititini corti. Per contrasto, aumenta la voglia di morire, di annullarsi, di sottrarsi a questo trionfo della vita. Le ragazze bevono fino a ubriacarsi, o fumano una sigaretta dopo l'altra. I ragazzi corrono come pazzi con le moto lungo il GRA, infilandosi tra una macchina e l'altra.
Qualche anno fa ho visto un film fantastico su questo tema: "Il giardino delle vergini suicide", di Sofia Coppola. E' la storia di una famiglia normale, borghese, che abita in una villetta con giardino, in un ridente quartiere di periferia . Le cinque figlie, bionde e bellissime, si suicidano una ad una. La prima, la piu' piccola, Therese di 13 anni, ci prova una prima volta senza successo. Quando il medico che la sta curando le dice "non sei abbastanza grande per sapere cos'è a vita", lei gli risponde argutamente: "Evidentemente, dottore, lei non è mai stato una ragazzina di tredici anni".
Qualche giorno fa un mio amico mi ha raccontato di aver provato un forte impulso ad uccidersi. Non voleva più rivedere i colleghi di lavoro stupidi e volgari, non voleva più essere assegnato ad un un nuovo lavoro nel quale probabilmente non avrei dovuto fare assolutamente nulla per tutto il giorno. Ha pensato alla soluzione dei palloncini di elio. Ha comprato un kit con una bombola di elio e 50 palloncini colorati. Ha infilato sulla sua testa un busta di plastica da forno, collegata da un tubo all'uscita della bombola. Tutto molto semplice. Un nastro poteva essere stretto sul collo in modo da evitare dispersioni di elio. L'elio della bombola aveva un odore un po' sgradevole, chimico, ma sopportabile.
L'elio ha cominciato a fare effetto, e lui ha cominciato a sentirsi un po' inebriato, con le gambe pesanti. Questa storia delle gambe pesanti non gli piaceva. Gli venne in mente Socrate mentre beveva la cicuta, e il discepolo che gli chiedeva se sentiva le gambe pesanti. La morte con l'elio, come con la cicuta, non arriva tutta insieme. Arriva a pezzi: prima le gambe e poi il resto. E se fosse rimasto vivo ma paralizzato perché l'elio nella bombola era finito? No, grazie. Si è sfilato la busta di plastica dalla testa ed ha chiuso la bombola.
Qui sono cominciati i problemi: l'elio aveva comunque intaccato il suo sistema nervoso. Si sentiva le gambe pesanti, era molto intontito, respirava a fatica. Ha deciso di mettere in auto la bombola di elio e di gettarla in una discarica lontana da casa dopo averla svuotata. Ha guidato l'auto in campagna, per diversi chilometri, con i finestrini aperti e la bombola dell'elio aperta, per fare in modo che si svuotasse. Per qualche strana ragione, mentre guidava ha cominciato a sentirsi sempre peggio, sempre più intontito. Forse era l'effetto dell'elio che aveva inalato prima, quando era a casa. Alla fine ha lasciato la bombola di elio, semivuota, vicino ai cassonetti della spazzatura di un centro commerciale dell'EUR.
Tornare a casa è stata un'impresa disperata: era fortemente intontito dall'elio, non riusciva a connettere. Vagava tra gli svincoli del GRA, in zona EUR, in cerca della strada di casa. Non riusciva più a leggere i cartelli con le indicazioni stradali. A un certo punto si è reso conto del fatto che non era in grado di guidare, e si è fermato in una area di sosta d'emergenza per mezz'ora. Si sentiva le gambe pesanti, il braccio sinistro debole, il cervello annebbiato. E' rimasto fermo per circa mezz'ora nell'area di sosta, con il cofano dell'auto sollevato e le quattro frecce, facendo finta di trafficare nel vano motore. Questo accadeva sull'Ostiense, che è una delle strade più pericolose di Roma, stretta, a doppio senso, senza guard rail, e senza corsia di emergenza.
Non voleva riprendere a guidare. Aveva il terrore di svenire e provocare un incidente. In alcune situazioni (molto di rare, per fortuna) sembra quasi che controllo della realtà venga preso da forze maligne. Mentre era fermo sull'Ostiense cercando di riprendersi, il mio amico (rigorosamente ateo) cominciò a pensare a quelli che credono nella magia o nel karma, a quelli che fanno riti di esorcismo o purificazione. A volte bisogna essere un pò superstiziosi. Come diceva Croce , "non è vero ma ci credo". Il mio amico aveva avuto un incidente d'auto più di vent'anni fa, proprio nella zona dell'Ostiense. Era svenuto mentre guidava, e la sua auto era andata a sbattere su quella di due poveretti che avevano riportato conseguenze serie. In quell'occasione avevo preso da poco la patente, e si sentiva male, ma così male da non riuscire neanche a fermare la macchina a lato della strada. Continuava ad andare avanti come un automa.
Questa volta era diverso. Erano trascorsi vent'anni da quel brutto incidente. Il mio amico ha aspettato a lungo per rimettersi in forze prima di riprendere a guidare. Quando si è po ripreso, ha cercato di dirigersi verso il centro di Roma. Ma non riusciva a imbroccare l'uscita giusta. Sembrava preda di un demone maligno che lo costringeva a prendere svincoli sbagliati. Forse era solo il caso. In ogni caso, lui non riusciva più a leggere le scritte sui cartelli. Per fortuna è riuscito a varcare un sottopassaggio dell'Ostiense, che portava verso le villette costruite vicino alla ferrovia. Villette modeste di uno o due piani. Ha fermato l'auto vicino a un bar (il classico baretto di borgata) e ha chiesto un caffè. Sono stati molto gentili, gli hanno dato anche un bicchiere d'acqua e un cioccolatino. Lui camminava barcollando visibilmente. Probabilmente hanno pensato che fosse ubriaco.
Ha ripreso a guidare per le stradine in mezzo a quelle villette, e per fortuna ha cominciato a sentirsi molto meglio. Su un cancello c'erano dei palloncini di elio colorati. Doveva essere il compleanno di un bambino. Piu' avanti lui si fermò per fare la spesa presso un piccolo supermercato. Si sentiva meglio, anche se gli sembrava che i suoi capelli avessero un odore strano. Comunque è riuscito a guidare fino al centro di Roma, fino a casa. Nessun morto, nessun ferito.
A casa, è rimasto disteso con i piedi in alto per migliorare la circolazione cerebrale, ed ha preso qualche medicina: ginseng, gingko biloba in questi casi possono aiutare. Restare per qualche ora così vicino alla morte ti fa pensare. Prima di tutto, la morte per elio non è una morte immediata: senti le gambe fredde, deboli, hai tutto il tempo si sentire che stai morendo. Non è una bella cosa. Molto meglio la morte con il Nembutal, il mitico anestetico per animali che è in grado di buttare giù un cavallo in pochi secondi. Ovviamente il problema è: dove procurarsi il mitico Nembutal? Per un americano, sarebbe semplice: basterebbe varcare il confine con il Mexico. Là il Nembutal si vende nei negozi di articoli veterinari.
Meglio provare a vivere per un pò. Meglio rintanarsi in casa, leccarsi le ferite, farsi passare il mal di testa dell'elio. Per fortuna, mentre guidava mezzo intontito dall'elio per trovare un posto dove lasciare la bombola semivuota, non aveva ucciso nessuno ....
Il giardino delle vergini suicide (Sofia Coppola)
Death by Water (T.S. Eliot)
Phlebas the Phoenician, a fortnight dead,
Forgot the cry of gulls, and the deep sea swell
And the profit and loss.
A current under sea
Picked his bones in whispers. As he rose and fell
He passes the stages of his age and youth
Entering the whirlpool.
Gentile or Jew
O you who turn the wheel and look windward,
Consider Phlebas, who was once handsome and tall as you.