lunedì 20 giugno 2011
Caos Poste: l'ordine dei capi è negare tutto
Il blocco informatico delle Poste Italiane della prima settimana di giugno sembra ormai superato. Secondo le dichiarazioni dei vertici delle Poste, ora gli sportelli vanno a gonfie vele, e hanno superato il record di 10 milioni di operazioni al giorno, invece delle cifra "standard" di 8 milioni. Durante il blocco, si era scesi a 6 milioni di operazioni al giorno, ovvero due milioni di operazioni "arretrate" rispetto alla media giornaliera. Ovvero, milioni di italiani rimasti in coda.
Le nubi ormai si sono schiarite. Il futuro sembra roseo. Ma il passato è decisamente oscuro. Per diversi giorni, il caos delle Poste è stato "sulla bocca di tutti". Ne ha parlato perfino un periodico postale online americano. Se le Poste o l'IBM (responsabile dei servizi informatici delle Poste) dovessero risarcire anche solo 10 euro per ogni operazione "saltata" durante il blocco, dovrebbero gestire richieste complessive di decine di milioni di euro. Troppo per le Poste. Troppo per l'IBM. Dopotutto, il nuovo sistema informativo delle Poste è costato "solo" 40 milioni di euro.
Il futuro è da "pizza e fichi". Ma bisogna fare i conti con il passato, con le richieste di risarcimento di migliaia di clienti imbufaliti, spalleggiati dalle associazioni dei consumatori. Bisogna fare i conti con gli ispettori inviati dal Ministero. Qualcosa bisogna pur inventarsi. Secondo un articolo di Daniele Martini, su "Il Fatto Quotidiano", i capi delle Poste avrebbero diramato una circolare interna che dà un ordine molto semplice: negare tutto. Non c'è mai stato nessun blocco alle Poste. Al massimo, c'è stato qualche rallentamento. Negare sempre, anche di fronte all'evidenza. Come faceva il generale Buttiglione. L'articolo completo è su questo link.
Cambiare il passato, riscrivere la storia ... queste cose mi sembra di averle già lette da qualche parte. Ah sì, ora ricordo. Le avevo lette su 1984, un vecchio romanzo di George Orwell. Questa "circolare negazionista" delle Poste potrebbe ispirare un remake del romanzo. Ovviamente, in versione amatriciana.
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