I nomi possono cambiare, gli episodi possono cambiare, ma sembra che il mobbing sia un processo preciso e inarrestabile. O no?
Ecco alcuni estratti da una e-mail inviata dal dott. N. all'ing. Domenico A. e al dott. Stefano F. il 7 febbraio 2011:
Domenico, come ti ho anticipato telefonicamente, mi piacerebbe ricevere dei chiarimenti riguardo al mio orario d’ingresso, che, come forse ricorderai, è stato spostato dalle 9:00 alle 10:00. A causa di tale spostamento, che mi è stato praticamente “imposto” dalla ex Divisione SSA, ho perso il diritto alla “flessibilità” in ingresso (ingresso dalle 7:30 alle 9:00).
Lo spostamento “in avanti” dell’orario d’ingresso mi era stato prospettato più volte, a partire dal 2001, dal mio precedente Capo Area, il dott. Stefano F. . Nel 2001 il dott. Francesco D., della DSvAI, aveva presentato una richiesta analoga, ed aveva ottenuto lo spostamento dell’orario d’ingresso alle 10:30. A partire dal 2001, declinai più volte le”offerte” di spostamento d’orario del dott. Stefano F. , perché il dott. Stefano F. sosteneva che, in conseguenza di tale spostamento, avrei perso il diritto alla flessibilità. In altre parole, se ad esempio avessi spostato l’orario d’ingresso alle 10:00 e poi fossi arrivato alle 9:30, secondo il dott. Stefano F. la mezz’ora di lavoro compresa tra le 9:30 e le 10:00 non sarebbe stata conteggiata ai fini della prestazione lavorativa. Ovviamente, a tali condizioni lo spostamento di orario diventava decisamente svantaggioso: si sarebbe trattato in pratica di un “turno” senza indennità di turno, e senza la durata ridotta dei turni (7 ore invece 7 ore e 30 minuti).
Diversi anni dopo, a inizio 2011, il dott. N. scopre casualmente che il dott. Francesco D., che aveva usufruito dello spostamento dell'orario in ingresso alle 10:30 tra il 2001 al 2011, non seguiva nessuno orario "rigido", ma entrava quando gli pareva: sia prima delle 10:30 (in questo caso gli veniva riconosciuto un plus orario in ingresso) sia dopo le 10:30 (in questo caso gli veniva riconosciuto un permesso a recupero in ingresso). Due pesi e due misure?
Nel 2006, due dirigenti della banca (il dott. Domenico A. e il rag. Francesco R.) consigliano "vivamente" al dott. Nicola L. di chiedere, "per il suo bene", uno spostamento dell'orario d'ingresso su un orario fisso, alle 10:00, come aveva fatto a suo tempo il dott. Francesco D. I due dirigenti insistono sul fatto che, facendo tale richiesta, avrebbe comunque perso il diritto alla flessibilità in ingresso tra le 7:30 e le 9:00 prevista dal Regolamento. Il dott. Nicola L. alla fine, messo alle strette, fa la richiesta di spostare l'orario d'ingresso su un turno con ingresso fisso alle 10:00. Anche se il dott. N. ritiene che le vere motivazioni per cui i suoi dirigenti gli avevano "consigliato" di fare la richiesta fossero diverse:
Le vere motivazioni per cui la ex DSSA mi ha sostanzialmente “obbligato” a fare richiesta dell’orario d’ingresso “fisso” alle 10:00 non sono ancora del tutto chiarite: qualcuno ha parlato di “eccesso di straordinario in uscita”. Se non ricordo male, la ex DSSA riteneva che io, uscendo spesso dopo le 20:00, facessi troppi "straordinari" in uscita. Dal momento che, nella complessa (o forse comprensibile ma non trasparente) logica della Banca era troppo complicato bloccare lo straordinario in uscita, si è preferito bloccare lo straordinario in ingresso.
A partire dal 2006, data in cui gli viene "suggerito" di fare la richiesta di cambiamento di orario in ingresso, il dott. N. si trova ad essere un "turnista" (ingresso fisso alle 10:00) senza avere l'indennità di turno. Gradualmente, il dott. N. si rende conto del fatto che in banca ci sono un sacco di persone con privilegi (economici e non) che lui non ha e non avrà mai. E non è questione di meritocrazia. Ecco alcuni estratti di una e-mail inviata dal dott. N. ai suoi dirigenti nel febbraio 2011.
- Il permesso di spostare in avanti l’orario d’ingresso, basato sull’Art. 28, Nota 4, del Regolamento del Personale, non sembra richiedere particolari giustificazioni di tipo medico/sanitario, a patto che sia compatibile con le esigenze di organizzazione del Servizio; ad esempio ne usufruisce, a partire dal 2001, anche il dott. Francesco D., che non mi risulta abbia particolari problemi di salute. Inoltre, lo spostamento in avanti dell’orario d’ingresso (nel mio caso, ingresso alle 10:00) fa perdere il diritto alla flessibilità in ingresso, ma ovviamente lascia il diritto ai permessi a recupero in ingresso (Art. 31, Comma 3 del Regolamento del Personale).
- Mentre, stando al Regolamento, i permessi a recupero dovrebbero essere accordati (di norma nel limite di due ore settimanali) solo per motivate esigenze personali e familiari, in realtà, molti dipendenti (anche di livello direttivo) del CDM usufruiscono di tali permessi durante l’intervallo di pranzo semplicemente per andare a fare jogging, andare in palestra, o seguire corsi di ballo.
- Sempre stando al Regolamento del Personale, oltre ai permessi a recupero in ingresso (di norma, ma non necessariamente, fino a due ore settimanali), i dipendenti possono usufruire anche di: permessi sanitari (cod. 28, fino a 37 ore e 30 minuti all’anno), congedo frazionato per festività soppresse (6 giorni, ovvero 45 ore all’anno), Banca delle Ore; facendo qualche calcolo sommario, queste altre tipologie di permessi corrispondono ad almeno un centinaio di ore all’anno, ovvero a due ore di permesso a settimana; per questi permessi, il Regolamento non sembra imporre una distribuzione particolare; ovvero, leggendo il Regolamento sembra che queste quattro ore complessive settimanali, se compatibili con le esigenze di servizio, possano essere tutte dedicate a permessi in ingresso.
- a partire dal 2007 ho avuto vari (documentati) problemi di tipo medico/sanitario, che mi hanno costretto ad usufruire di tutte le tipologie di permesso prima elencate (permessi sanitari, permessi a recupero, ecc.) arrivando ad accumulare, negli ultimi due mesi del 2010, addirittura qualche ora di negativo; tali problemi sono stati peraltro documentati dalle richieste certificazioni sanitarie;
- per quanto al momento (inizio 2011) la mia situazione medico/sanitaria sia in via di miglioramento, temo che avrò bisogno, ancora per diversi mesi, di almeno due ore complessive settimanali di permessi a recupero in ingresso, a partire dall’orario d’ingresso attualmente concordato (le 10:00); ti prego quindi di farmi sapere, sulla base della certificazione sanitaria che ti allegherò, se ritieni che io abbia diritto, o meno, alle due ore settimanali di permessi a recupero previste (di norma) dal Regolamento; ovviamente ti prego di tener conto, nella tua risposta, del fatto che diverse persone del CDM, ed anche della Divisione (tanto per non fare nomi: l’ing. Castelluccio, l’ing. La Fratta e l’ing. Minnucci) hanno usufruito e tuttora usufruiscono di permessi a recupero (durante l’intervallo di pranzo) semplicemente per andare a fare jogging o per seguire corsi di ballo.
- E’ chiaro che, se la Banca concede “a scatola chiusa” a svariati funzionari o dirigenti due o più ore settimanali di permessi a recupero semplicemente per svolgere attività di tipo sportivo amatoriale, o addirittura di tipo edonistico, a maggior ragione dovrebbe concedere, per valide e giustificate motivazioni di salute, permessi a recupero di durata complessiva superiore alle due ore settimanali.
Tutto ciò premesso, ti prego di chiarire, sulla base della certificazione sanitaria che ti esibirò a vista, se ho diritto allo stesso quantitativo settimanale di permessi a recupero dei dipendenti del CDM che vanno a fare yoga o jogging durante l’intervallo di pranzo, o se avrei diritto ad un quantitativo settimanale maggiore; e, se sì, a quanto ammonta il quantitativo settimanale massimo di permessi a recupero accordatomi.
Nell'ottobre 2011, il dott. N. viene sottoposto a un procedimento disciplinare. Motivazione: ha mandato "a quel paese" alcuni dirigenti della banca. Incredibile, vero?
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