Le accuse del pm ai quattro teppisti della rissa a Marino
di Luca Lippera
ROMA
- Accanimento, ferocia, previsione dell’evento, lucidità nell’azione.
La posizione dei quattro uomini che hanno massacrato un ispettore di
polizia a Marino nella notte di Capodanno continua ad aggravarsi.Negli
ordini di arresto emessi dalla Procura di Velletri, oltre all’accusa di
«tentato omicidio», ci sono parole, circostanze e considerazioni che in
un’ottica processuale potrebbero costare carissime (anni e anni di
carcere) agli autori del feroce pestaggio: l’assalto al poliziotto, fa
capire il pubblico ministero che coordina l’inchiesta, non è stato
l’impeto di un momento, uno scatto d’ira, il semplice prodotto di una
sbornia da cenone, ma un atto cercato e voluto anche se tutto si è
consumato in pochi minuti.
I quattro, stando alla ricostruzione, avevano iniziato a litigare
all’interno del ristorante «Dar Capellone». C’erano anche le mogli e i
figli. Il litigio, insulti, sputi, spintoni, si è trasferito all’esterno
del locale di Marino. Erano circa le due del mattino. In quel momento è
passato in auto l’ispettore Antonio De Vincentis, 51 anni, che
rientrava a casa con la moglie. Il poliziotto ha accostato l’auto, ha
abbassato il finestrino e ha detto ai quattro di farla finita. Uno degli
energumeni gli ha risposto con due sberle e poi ha ripreso la rissa con
gli altri allontanandosi di qualche metro.
«VI ARRESTO TUTTI»
De Vincentis, a quel punto, è ripartito con la macchina e ha
parcheggiato poco più avanti. La moglie, stando alle testimonianze, è
scesa è si è diretta verso la porta del ristorante dicendo che avrebbe
chiamato il 113. All’esterno, in pochi secondi, si è consumato il
dramma. L’ispettore, che abita proprio a Marino, è tornato sui suoi
passi a piedi e si è rivolto agli scalmanati. «Adesso vi fermate: vi
faccio arrestare tutti». I quattro, a quel punto, hanno rivelato il loro
volto. Si sono detti qualcosa, sono andati incontro a De Vincentis e lo
hanno colpito furiosamente. Dopo averlo ridotto a terra hanno infierito
con calci e pugni al volto e alla testa.
I TRE ULTRA’
Giovedì i responsabili sono stati arrestati dalla Squadra Mobile dopo
tre giorni di indagini insieme agli uomini del commisariato Viminale.
Giovanni Santolosuosso, 47 anni, artigiano alla Romanina (ha
un’officina), è conosciuto come un ultrà della Lazio. È lui l’uomo
fuggito con fuoristrada «Hammer» dopo il pestaggio. Gli altri fermati
sono Andrea Anzellotti, 39, del Tuscolano, ritenuto ultrà biancazzurro,
Andrea Ascenzi, 38, di Spinaceto, precedenti per droga, frequentatore
della curva romanista, e il molisano Roberto Morelli, 28, di famiglia
zingara.
Antonio De Vincentis resta in gravi condizioni al reparto Rianimazione
del San Camillo. L’ispettore ieri è stato sottoposto a un primo
intervento per la ricostruzione della mandibola. Ma ci sono fratture
agli zigomi, al naso, a un’orbita oculare.
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