L’accusa per tutti è tentato omicidio tre sono romani
di Luca Lippera
ROMA
- Occhialoni da sole e catene d’oro al collo, moto e fuoristrada, risse
e droga, spacconate e curve degli stadi. Gli autori del feroce
pestaggio all’ispettore di polizia che ha tentato di sedare una rissa a
Marino nella notte di Capodanno da ieri sono tutti in carcere tra Regina
Coeli e Rebibbia. Ma il film del pestaggio, con un uomo colpito selvaggiamente al
volto mentre era già svenuto a terra, resta lì indelebile, spia di una
città, di un clima, di un modo di essere.
Tre degli arrestati sono romani. Il quarto è un ventottenne di Campobasso che era andato con gli altri a festeggiare nel ristorante «Dar Capellone» a Marino. La polizia, nella notte tra mercoledì e ieri, aveva già fermato Giovanni Santosuosso, 47 anni, della Romanina, ultrà della Lazio, una rissa alle spalle, colpito da un Daspo per le «imprese» allo stadio. Nel primo pomeriggio, accompagnati dal legale di fiducia, Fabrizio Gallo, altri due protagonisti del Capodanno di ferocia si sono costituiti in Questura: Roberto Morelli, 28 anni, il molisano, e Alessandro Anzellotti, 39, del Tuscolano, titolare di un bar, precedenti per droga. Andrea D’Ascenzi, 38 anni, di Spinaceto, conosciuto come ultrà della Roma, si è presentato in via di San Vitale a fine giornata.
LA RICOSTRUZIONE
Antonio De Dominicis, 51 anni, l’ispettore colpito furiosamente per strada davanti al ristorante, è tuttora in coma al San Camillo. Gli agenti della Mobile e quelli del commissariato Viminale, il posto di polizia in cui presta servizio la vittima hanno ricostruito ormai chiaramente quello che è accaduto. I quattro, in compagnia di mogli e compagne, pieni di alcol e di chissà cosa, hanno iniziato a litigare all’interno del locale. Insulti, spintoni, sputi. «Sembravano impazziti - hanno detto i testimoni - se la sono presa con i camerieri, con una coppia di cantanti, con i gestori del locale».
IL PESTAGGIO
La discussione è degenerata. I quattro si sono spostati all’esterno del ristorante. Pugni, calci, ferocia da belve. È a quel punto che l’ispettore De Dominicis li ha visti. Tornava a casa, a Marino, insieme alla moglie. Anche lui, alla guida di un’auto, era stato a un cenone. Ha sentito il dovere di fermarsi, ha cercato di calmare gli animi di far pesare il ruolo di poliziotto. Santosuosso, Morelli, Anzellotti e D’Ascenzi si sono coalizzati e lo hanno colpito furiosamente anche quando il poliziotto era a terra in loro balìa.
I quattro si accusano a vicenda. Ognuno dice di aver avuto un ruolo marginale e accusa gli altri di essere stati «i veri picchiatori». Ma i testimoni sono molti e le responsabilità alla fine verranno ripartire. Giovanni Santosuosso è stato visto mentre scappava a bordo di un fuoristrada «Hammer», un bestione di costruzione americana che fa tanto fico, duro, uomo vero. Lo stesso accanto al quale appare in una foto tenendo il pollice destro alzato. Come a dire: «Tranquilli ragazzi: è proprio una vita alla grande!».
Tre degli arrestati sono romani. Il quarto è un ventottenne di Campobasso che era andato con gli altri a festeggiare nel ristorante «Dar Capellone» a Marino. La polizia, nella notte tra mercoledì e ieri, aveva già fermato Giovanni Santosuosso, 47 anni, della Romanina, ultrà della Lazio, una rissa alle spalle, colpito da un Daspo per le «imprese» allo stadio. Nel primo pomeriggio, accompagnati dal legale di fiducia, Fabrizio Gallo, altri due protagonisti del Capodanno di ferocia si sono costituiti in Questura: Roberto Morelli, 28 anni, il molisano, e Alessandro Anzellotti, 39, del Tuscolano, titolare di un bar, precedenti per droga. Andrea D’Ascenzi, 38 anni, di Spinaceto, conosciuto come ultrà della Roma, si è presentato in via di San Vitale a fine giornata.
LA RICOSTRUZIONE
Antonio De Dominicis, 51 anni, l’ispettore colpito furiosamente per strada davanti al ristorante, è tuttora in coma al San Camillo. Gli agenti della Mobile e quelli del commissariato Viminale, il posto di polizia in cui presta servizio la vittima hanno ricostruito ormai chiaramente quello che è accaduto. I quattro, in compagnia di mogli e compagne, pieni di alcol e di chissà cosa, hanno iniziato a litigare all’interno del locale. Insulti, spintoni, sputi. «Sembravano impazziti - hanno detto i testimoni - se la sono presa con i camerieri, con una coppia di cantanti, con i gestori del locale».
IL PESTAGGIO
La discussione è degenerata. I quattro si sono spostati all’esterno del ristorante. Pugni, calci, ferocia da belve. È a quel punto che l’ispettore De Dominicis li ha visti. Tornava a casa, a Marino, insieme alla moglie. Anche lui, alla guida di un’auto, era stato a un cenone. Ha sentito il dovere di fermarsi, ha cercato di calmare gli animi di far pesare il ruolo di poliziotto. Santosuosso, Morelli, Anzellotti e D’Ascenzi si sono coalizzati e lo hanno colpito furiosamente anche quando il poliziotto era a terra in loro balìa.
I quattro si accusano a vicenda. Ognuno dice di aver avuto un ruolo marginale e accusa gli altri di essere stati «i veri picchiatori». Ma i testimoni sono molti e le responsabilità alla fine verranno ripartire. Giovanni Santosuosso è stato visto mentre scappava a bordo di un fuoristrada «Hammer», un bestione di costruzione americana che fa tanto fico, duro, uomo vero. Lo stesso accanto al quale appare in una foto tenendo il pollice destro alzato. Come a dire: «Tranquilli ragazzi: è proprio una vita alla grande!».
Venerdì 04 Gennaio 2013 - 08:58
Ultimo aggiornamento: 09:09
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