giovedì 16 agosto 2012

Prostituta sì, ma solo al chiuso





Meglio se nei palazzi di potere. Questa sembra la filosofia che sta alla base del passaggio sulle prostitute del nuovo pacchetto sicurezza. Eppure fanno tutte lo stesso mestiere. Eppure è straniera la puttana in strada come lo è quella che frequenta le ville del premier.


Per quella in strada c’è il foglio di via. Per quelle che invece vanno in giro come escort c’è una promozione sul campo.

Quindi dove sta il problema? Perchè se davvero il governo volesse combattere la tratta delle donne straniere si interesserebbe al circuito di fanciulle dell’est che abbiamo visto ieri sera ad annozero.

Si tratta di una preselezione tra sexworkers buone e cattive? Quelle che vanno a palazzo staranno bene e quelle che stanno in strada, quindi stanno peggio, le puniamo?

Ma lo sa Maroni che costringere una prostituta a nascondersi in luoghi privi di illuminazione e presenza di altre persone significa condannarle a morte?

Lo sa che significa ricacciarle nel territorio dei protettori dove tutto può succedere? Lo sa che quelle donne saranno carne da macello per clienti e sfruttatori?

Perchè è escluso che la prostituzione cessi e dunque renderla sempre più clandestina significa soltanto creare ulteriori condizioni di pericolo per le donne.

Come dire: facciano quello che vogliono, si facciano ammazzare, purchè non sia visibile nelle città la deprimente visione di quella lunga fila di clienti, italiani, che va a fare i puttan-tour.

Si condannano alla clandestinità le prostitute per proteggere i clienti?

Perchè non rispondere invece alle richieste di regolarizzazione che il sindacato delle sex workers da sempre fa? Perchè le donne non debbano pagare in termini di sicurezza un vezzo che è tutto maschile. Perchè possano esigere eguali diritti e servizi assolvendo ad eguali doveri. Perchè possano sentirsi cittadine di serie A come tutte le altre lavoratrici precarie di questo mondo.

Solo in un tempo storico preciso avveniva quello che avviene ora. Quando le puttane di strada venivano trattate come corpi senza pelle e senza vita mentre le concubine vivevano a palazzo. C’erano le monarchie, poi c’erano gli harem, quelli in cui la regina occupava lo scranno accanto al re mentre le “favorite” stavano a farsi bagni e a farsi belle per la notte.

A Palermo – così almeno si vocifera – la concubina, di origini orientali, ha avuto perfino una casa e un intero parco, oltre che una stanza a palazzo dei normanni, dedicati.

Puttane solo per i ricchi. I poveri potevano solo infrattarsi in buie caverne dove stupravano donne senza rispettare nessuna norma igienica.

Tanti secoli sono passati e siamo ancora punto e accapo.

E quello che è più grave è che la cosa non ci sorprende per niente.

Fonte: Femminismo a Sud


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