sabato 29 settembre 2012

Stuprate 631 ragazze minorenni da nove uomini in Inghilterra

La Gran Bretagna è sotto choc per i 631 stupri commessi da nove uomini di origine asiatica. Le vittime sono ragazzine minorenni prelevate dalle case d’accoglienza inglesi, drogate e poi stuprate. I nove sono sospettati anche della morte di due giovanissime che sarebbero state abusate.
INGHILTERRA - I carnefici - otto britannici di origine pakistana e un richiedente asilo afgano – sono stati condannati martedì scorso dal tribunale di Liverpool, che durante le indagini ha interrogato 56 persone e ne ha arrestate 26. A raccontare della rete di stupratori e della terrificante strategia messa in piedi per poter colpire con una frequenza seriale è il Times. Il quotidiano inglese scrive che su 1800 ragazze, ospitate nelle case d’accoglienza minorili, ci  sono stati 631 casi di violenza sessuale. E solo negli ultimi 10 mesi si contano 187 stupri su ragazzine d’età compresa tra i 12 e i 16 anni. Secondo il Times, inoltre, due minorenni provenienti dai centri di Manchester e Rochdale sarebbero morte per le violenze subite.
La storia ha dell’incredibile e descrive un vero e proprio sistema di abusi.  
Agganciate con la scusa di una cena o una serata fuori, le minorenni - in alcuni casi vere e proprie bambine - venivano prelevate dai centri d’accoglienza, drogate o fatte ubriacare, condotte in varie località del nord dell’Inghilterra e violentate.
A quanto sembra, le ragazzine non venivano abusate solo dai disgustosi carnefici, ma messe a disposizione di altri uomini. Secondo l’accusa, infatti, le giovani venivano costrette a rapporti plurimi. Una 15 enne, vittima delle violenze, ha raccontato di aver fatto sesso con sessanta uomini nella stessa sera, tutti di origine asiatica.  
Quello che non convince è come sia stato possibile che un giro di violenze così ampio non sia stato scoperto prima. In realtà nel 2008 un responsabile dei servizi sociali aveva parlato di «prove evidenti di sfruttamento sessuale organizzato nelle case di accoglienza per ragazze minori», ma la denuncia non aveva fatto scattare nessuna indagine. Addirittura una ragazzina di 15 anni, che aveva raccontato di essere stata stuprata da decine di uomini, non era stata creduta dalla polizia. Per gli errori commessi, che hanno «portato dei bambini a finire nelle mani dei violentatori», la polizia di Manchester e la procura e i servizi sociali di Rochdale hanno presentato le loro scuse. La sensazione, però, è che non tutte le connivenze siano state rese note.

Fone; Net1News

Suicida in cella giovane malato. Indagate psicologa e psichiatra


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AVEVA 28 anni e problemi psichici, Luca Campanale. Nel carcere di San Vittore, probabilmente, non sarebbe neppure dovuto entrare. Invece tre mesi fa, in pieno agosto, si impiccò in una cella del 5° raggio, e ora la psichiatra e una psicologa del penitenziario sono sotto inchiesta per «abbandono di persona incapace aggravato dalla morte». Campanale non era un pericoloso killer ma uno scippatore bloccato dai poliziotti dopo una borsetta strappata. Due anni di condanna e addosso l’accusa di un altro scippo ancora da provare. 

Arrestato nel settembre del 2008, aveva dato anche in precedenza ripetuti segni di fragilità psichica. Oltre a due tentativi di suicidio, c’erano anche due trattamenti sanitari obbligatori e numerosi ricoveri in comunità di recupero per tossicodipendenti. IL PADRE Michele e il suo avvocato Maria Pina Blanco non avevano risparmiato gli sforzi per sottrarlo ad un destino che non doveva essere il suo, quello del carcere. Anche perché, stando dietro le sbarre, il suo stato di salute mentale peggiorava visibilmente. Da mesi chi lo assisteva aveva sollevato la questione con la direzione sanitaria della struttura. Ma nemmeno l’istanza urgente depositata dal legale alla Corte d’appello il 22 giugno scorso, con la quale si chiedeva «l’immediato ricovero presso idonea struttura sanitaria», aveva avuto ascolto. Respinta un mese dopo. Altri 19 giorni e Luca veniva trovato impiccato nel bagno della sua cella, attaccato con le lenzuola alle sbarre della finestrella. Non era solo nella stanza, il ragazzo. CON LUI TRE compagni, tutti però con problemi psichici di vario tipo, comuni tra gli ospiti del reparto che accoglie detenuti in procinto di ricovero o ritenuti «a rischio suicidio». Luca Campanale, arrivato nel carcere milanese a fine luglio proveniente da Pavia dove era sorvegliato a vista, era destinato al Centro di osservazione neuro-psichiatrico interno, che però non aveva letti liberi in quel momento. IL PM Silvia Perrucci ha iscritto nell’elenco degli indagati i nomi del medico psichiatra e di una psicologa del carcere di San Vittore. Nonostante la storia che Luca aveva alle spalle e tutta la documentazione prodotta dall’avvocato Blanco, secondo l’accusa non presero sul serio il rischio che il giovane si togliesse la vita. «Riferisce di non avere intenti autolesionisti», scrissero suppergiù nella loro relazione i sanitari. Dieci giorni dopo, Campanale era morto.

di MARIO CONSANI

Si uccide in carcere dopo la visita con lo psichiatra

Milano. Sabato mattina Alessandro Gallelli, 21 anni, si è sottoposto all’ultima seduta con il suo psichiatra. È tornato in cella, si è annodato la felpa al collo e si è impiccato. Accusato di 14 reati che vanno dalla violenza sessuale allo stalking nei confronti di alcune ragazze agganciate su Facebook, due delle quali minorenni, da 4 mesi era in carcere in attesa di giudizio e – afferma l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere – «aveva più volte denunciato di aver subito violenze».

Ora il suo nome aggiorna le fredde statistiche: sono 10 i detenuti che si sono tolti la vita da gennaio e 24 i decessi in carcere. Alessandro andava ripetendo: «Qui subisco angherie, ho problemi con gli altri carcerati». Il trasferimento nel reparto di psichiatria, dove si trovava in isolamento da fine gennaio, non l’ha salvato da se stesso. Il pm Giovanni Polizzi ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato né indagati, e ha deciso di acquisire una relazione della casa circondariale e la cartella sanitaria del Policlinico dove il giovane è arrivato in agonia. Per la famiglia Gallelli di San Vittore Olona – papà impiegato, mamma casalinga, un fratello maggiore e una sorellina – troppi sono i buchi neri nella morte di Alessandro. A cominciare dal fatto che sia stato trasferito dal sesto raggio, il cosiddetto ”protetti” dove è recluso chi è accusato di reati sessuali, al reparto psichiatria: 

«Era in isolamento senza che ce ne fossero le condizioni – sostengono i genitori – e soffriva molto perché era in una cella di due metri per due, dove entrava il freddo». Agli atti non figurerebbero al momento denunce del ragazzo sulle presunte violenze subite in cella. «Non ci risulta che possa essere stato vittima di abusi – rilevano i vertici del carcere – e non sembrava un soggetto a particolare rischio».
 
Anche se il suo percorso è abbastanza tormentato. «Un giovane fragile con problemi a relazionarsi con gli altri», lo ricorda il suo avvocato Giuseppe Lauria. A marzo di un anno fa è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio, il referto evidenziava problemi di asocialità e al medico il ragazzo aveva detto di consumare saltuariamente marijuana.
 
FONTE: Il Mattino del 21/02/12

Molestie a bambine, arrestato

LODI. Adescava bambine in strada con la scusa di chiedere informazioni stradali, guadagnava la loro fiducia mostrando i peluches che teneva nella sua auto e proponeva loro prestazioni sessuali, anche in cambio di piccole somme di denaro. E, secondo l’accusa, avrebbe perfino tentato di agganciare le sue giovanissime vittime attraverso Facebook, M. S., l’operaio di 37 anni arrestato l’altro pomeriggio a Lodi dalla squadra mobile della locale questura con l’accusa di tentato sfruttamento della prostituzione minorile, atti osceni in presenza di minori e atti sessuali con minorenni, sempre con l’aggravante di aver agito nei confronti di minori di 14 anni. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, l’uomo avrebbe agito a Milano, Lodi e Pieve Emanuele. La polizia lo ha arrestato nella sua abitazione di Lodi nel quartiere popolare di San Fereolo, dove vive con una ragazza che è apparsa assolutamente ignara dei comportamenti contestati all’uomo, che tra l’altro era già stato denunciato in passato due volte anche dai poliziotti lodigiani per aver cercato di caricare in auto delle minorenni avvicinandole con una scusa.
In un episodio una dodicenne era riuscita a scendere insospettita dai complimenti morbosi che l’uomo le aveva rivolto, in un altro erano stati i genitori, raccolta una confidenza della figlia riguardante uno strano «passaggio», con offerta di denaro, a segnalare l’accaduto alla questura, che aveva quindi identificato l’uomo. Il 37enne, operaio presso diverse aziende locali come socio lavoratore di una cooperativa, in casa non aveva materiale pornografico: si presentava come un insospettabile. Il contatto equivoco con una minorenne su Facebook era stato oggetto di una segnalazione nel 2010 alla questura di Roma, che anche in quel caso era risalita al lodigiano. Non si esclude a questo punto che quell’approccio sui social network non sia stato l’unico. Le indagini nei suoi confronti sono scattate però con la denuncia del padre di una bambina italiana di 11 anni. In seguito, gli inquirenti hanno potuto accertare quattro episodi a Milano. Sembra che l’arrestato scegliesse spesso bambine straniere, che avvicinava in zone frequentate dai ragazzini, come oratori e campi giochi. A bordo della sua Hyundai piena di peluches, le adescava e proponeva prestazioni. Nei prossimi giorni sarà interrogato dal gip. Non si esclude possa avere colpito anche in altre località tra Lodi e Pavia.
 
08 agosto 2012
 









Un’altra vittima della pedofilia. E dell’adescamento on line

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Un uomo di 37anni, laureato e vicino al matrimonio, è stato arrestato con l’accusa di aver stuprato una minorenne di Brescia che aveva avvicinato attraverso il social network. E’ solo l’ultimo caso di una serie: leggi l’inchiesta di Sky.it

Pedofilia, l'inchiesta di Sky.it:Io 14enne in chat: e spunta “l’amico” pedofilo"I miei occhi vedono ma non guardano: così prendo il pedofilo"Adescamento on line: tante vittime e nessun reato  Trentasette anni, laureato e in procinto di matrimonio. Sono le caratteristiche di un uomo di Novara arrestato nel corso di un'indagine congiunta della Polizia postale di Brescia e della Guardia di Finanza di Pisogne (Brescia) con l'accusa di avere violentato una tredicenne bresciana conosciuta su Facebook. La vicenda è venuta alla luce in seguito a una denuncia dei genitori dell'adolescente, che avevano scoperto la relazione tra la figlia e l'adulto. Le indagini hanno permesso di appurare che l'uomo aveva adescato la ragazzina con apprezzamenti e l'aveva convinta a mandargli foto compromettenti e a fissare un incontro. Incontro che ha poi avuto luogo a bordo dell'auto di lui, in un paese della Valcamonica, e nel corso del quale la tredicenne sarebbe stata costretta a subire violenza sessuale.

Gli inquirenti hanno spiegato che "il profilo sociale dell'uomo è di livello medio alto, laureato, con un buon lavoro in una società di montaggio audio-video della zona di residenza, stimato nell'ambiente sociale in cui vive, fidanzato e con data di matrimonio già fissata". Per gli investigatori "tale vicenda dimostra, ancora una volta, i pericoli conseguenti a un uso superficiale e non controllato degli strumenti di comunicazione telematica da parte degli adolescenti”. Per una minorenne che frequenta le scuole medie, infatti, il rischio di incontrare un pedofilo in chat o sui social network è molto alto, come dimostra l’inchiesta di Sky.it.


Io, finta 14enne in chat: così spunta "l’amico" pedofilo
Basta presentarsi come una ragazzina per capire quanto sia facile finire nella rete di qualche "orco". Colpa di quel gioco a essere grandi che può diventare un incubo e, nei casi più estremi, finire in un abuso. Leggi le intercettazioni esclusive
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Come difendersi da un pedofilo on line: INTERVIENI NEL FORUM

di Chiara Ribichini

“Ciao sono Marco. Vorresti un amico che fa tanto per te…cosa vorresti… chiedi”. “Ciao sono Lucia 13 anni Savona. Una bella rikarika:-) E tu in cambio?”. “Tue foto e giochi con me” “Ke foto vuoi?? Non è ke poi ti arrabbi Xké sono troppo pikkola e non ti piaccio?? Dimmelo xké ci rimango male!!!”. “Tranquilla. Va bene in intimo. Cosa hai fatto di sex fino ad ora?”. “Mi hanno tokkato un po’”. Marco ha 47 anni. E’ stato condannato per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e per violenza sessuale su minori. Minori come Lucia che adescava on line. La conversazione tra Marco e Lucia riportata è infatti la trascrizione di un’intercettazione telematica effettuata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni.Anche Antonio, 35 anni, ha trovato Sara con pochi click, come dimostrano le intercettazioni pubblicate in esclusiva su Sky.it. Sara ha 15anni. Antonio si è presentato a Sara come un tardo adolescente. “Quanti anni hai?”. “21, sarò per caso troppo vecchio?”. “Sì”. “Ma dai ho solo 6 anni più di te”. “Vabbé, mi sembri carino ed educato quasi quasi mi hai convinto”.  “Mi piacerebbe conoscerti meglio. Mi mandi una foto?”. “Scusa Antonio vorrei dirti una cosa che mi preme: se le tue intenzioni sono quelle di usarmi con te non vorrei più avere a che fare…” “Sto cercando una tipa con cui avere una storia seria quindi….”. Ma la storia seria finisce così: “Com’è farsi un dito. Dai inviami qualche foto mentre ti tocchi”. “Questa ti piace?”.

Di Sara e Lucia sono pieni i banchi delle scuole medie e poco più. Perché in chat soprattutto per una ragazzina tra i 12 e i 15 anni è facilissimo cadere nella rete di un pedofilo. Ma è davvero così? Per capirlo ho creato un profilo di una 14enne su Facebook e uno di una 12enne sulla chat di Tuttogratis, fingendomi appassionata dei Pokemon. Un disegnino al posto della foto e via alla ricerca di “nuovi amici”. Ed ecco un nuovo amico che su Facebook inizia a chattare con me. “Uff. Hai 14 anni”. “Perché tu?”. “37”. “Ti trucchi?”. “Sì”. “Perché”. “Per sentirmi più grande”. “Ma tu sei già una donna”. E la conversazione va avanti per ore. Ricevo anche in regalo un cuore digitale. “Ti piace parlare con me o ti annoi perché io sono pikkola e tu sei grande?”. “Sono grande ma so essere anche bambino”. “Di dove sei?”. “Di Torino e tu?”. “Di Trieste. Peccato, siamo lontani e io cerco amicizie in carne e ossa, ma magari un giorno ci incontreremo”. Un pedofilo? Forse.

Appena iscritta alla chat di Tuttogratis, invece, mi arrivano in mezz’ora decine di mail da un utente che dice di avere quasi 18 anni. Tutte con lo stesso stile: “Ciao grazie per avermi accettato sei fidanzata? Ti descrivi?”. “Castana, capelli lunghi e occhi a mandorla”. “Complimenti, hai una foto da vedere?”. “No”.“Hai già baciato?”. “No”. “Ma avresti voglia?”. “Sì”. “Io ho una voglia pazza di sentire le tue labbra sulle mie”. E ancora: “Ti posso chiedere una cosa?”. “Sì” “Che misura hai di seno?”. “Ma ti interessa solo il fisico?”. “No tutto. Cerco una ragazza d’amare”. Ma insiste: “Di te cosa guardano? Hai dei bei seni? Un bel fisico?”.Che il pericolo di essere adescati sia alto lo dimostra anche il passaparola che noto sui profili delle mie amiche: “Attenzione all’utente XXX e a XXX: cercano di conoscere e poi adescare ragazze minorenni.” Uno di questi, un 50enne di Milano, scrive sulla bacheca di una “mia amica” di 12 anni: “Sei bellissima, ti vorrei conoscere”.

Le “amiche” che trovo in rete sono ancora più in pericolo di me. Perché accettano amicizie da chiunque, nella convinzione che più contatti hai e più sei importante. Poco importa poi chi ci sia dietro a quel nickname. Poco importa che il nuovo amico abbia accesso a tutte le informazioni private, forse anche per colpa delle impostazioni della privacy poco intuitive e difficili da gestire anche per un adulto.Non solo. Sul mio profilo non c’è nessuna immagine personale che possa attirare l’attenzione di un pedofilo ma solo disegnini. Sul loro, invece, sì. Centinaia di foto in cui si “improvvisano veline” per uno scatto. Tacchi, minigonne, o intimo. Ricercano ognuna la propria femminilità, la propria capacità seduttiva. Vogliono sentirsi grandi e hanno un’insaziabile curiosità per quel mondo degli adulti che si avvicina. E si dimenticano la loro timidezza. Perché lo schermo non arrossisce e tutto diventa lecito.

Ma quel gioco ad essere grandi può trasformarsi presto in un incubo. Perché è proprio su questo terreno che si muovono i pedofili. Si presentano spesso per tardo adolescenti e riempiono di complimenti le ragazzine. Le lusingano e le fanno sentire donne. Entrano prepotentemente nelle loro teste prima che nel loro corpo. E non le attirano né con le caramelle né con le ricariche ma con le “conversazioni senza tabù”. E quando hanno conquistato la loro fiducia ecco che le conversazioni passano dai messaggi in chat agli sms. Dai toni affettuosi alla volgarità più esplicita. Dalle parole alle foto fino al sesso telefonico e alla masturbazione via web cam e, in alcuni casi, all’incontro e alla violenza sessuale. E quell’amore inizialmente promesso può diventare un abuso.

"Con gli occhi vedo ma non guardo: così prendo il pedofilo"
La storia di Paolo, agente della Polizia postale: "Non bisogna mai entrare in empatia con il minore che subisce un abuso. Si deve sempre e solo volgere lo sguardo all’obiettivo: trovare il colpevole". Prima in chat e poi nella vita
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di Chiara Ribichini

“La rabbia va tenuta lontana. Sempre. Altrimenti si rischia di sbagliare. E un errore può essere fatale: può mandare in fumo un’indagine e mettere in pericolo un’altra vittima”. Paolo ha 40 anni. E’ un cacciatore di orchi on line. Un agente della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino. Ogni giorno si intrufola nel “sottobosco” delle chat, dove i pedofili si scambiano storie, fantasie, ma soprattutto foto e video (LEGGI L'INTERCETTAZIONE). Li osserva, li ascolta e si finge uno di loro. Ha imparato il loro linguaggio in codice, le loro esigenze, i loro desideri. Ma ha imparato soprattutto che per sopravvivere a quelle immagini bisogna bucare lo schermo e rivolgere lo sguardo sempre e solo all’obiettivo: prendere il colpevole. “Non bisogna mai entrare in empatia con il minore che subisce l’abuso. Ogni foto, ogni video devono essere analizzati nel modo più oggettivo possibile per cogliere anche il più impercettibile dettaglio che possa essere utile ad identificare il contesto. Noi vediamo ma non guardiamo. E’ questo il nostro segreto”.

Gli occhi azzurri di Paolo“non guardano più” da 11 anni. Da quando, cogliendo al volo un’opportunità professionale, è passato dal classico lavoro di poliziotto di strada ai crimini informatici. Dalle scene di omicidio agli abusi sui minori. “L’impatto è stato forte. Le immagini di violenze sui bambini non sono facili da gestire umanamente. Ma la sfida tra te e il pedofilo che è dietro il monitor è talmente grande che non hai il tempo di ascoltare le emozioni: devi agire”. E agire significa guadagnarsi la fiducia degli “amici giusti” per riuscire ad essere accreditato nelle chat più nascoste, là dove navigano i criminali di maggiore spicco. Ma ci vuole pazienza, possono passare anche mesi. “E’ come quando esci con una nuova comitiva: all’inizio resti in silenzio, ascolti i discorsi degli altri, capti i loro interessi. Ti ambienti e poi inizi ad interagire. Leghi di più con qualcuno e magari ricevi l’invito a un’uscita tra pochi. Così, ad esempio, entri in un forum in cui si parla di camping naturalistici e, riconoscendo qualche parola in codice, ti avvicini a qualcuno che ti invita a parlare in una chat dove si abbandonano le metafore e il linguaggio si fa più esplicito”. Ma agire può significare anche fingersi vittima. “Nella penultima indagine sono stato Carmen, una ragazza di dodici anni, nella chat di uno dei più importanti gestori telefonici. Ho gettato l’amo e preso due esponenti di spicco: un sacerdote delle Langhe e un pedagogo. Adescavano minori in rete e facevano sesso telefonico con loro”.

Paolo è l’agente che non ti aspetti. T-shirt e pantaloni sportivi ha un’aria informale. E informale e familiare è anche l’ambiente in cui lavora. “Siamo cinque amici prima che colleghi”. Avere un amico come compagno di scrivania aiuta a mantenere un contatto con la realtà. E a difendersi l’un l’altro per evitare che il dramma e la sofferenza che scorre sugli schermi dei pc entri in quella stanza dalle grandi finestre posizionate nella parte alta dei muri, al riparo dagli occhi esterni. “Ci sorvegliamo a vicenda, se mi accorgo che Luca (il suo collega più stretto, ndr) ha un momento di difficoltà, lo convinco per qualche giorno a staccare, ad occuparsi di qualche scartoffia”. E a volte, anche una battuta su un nickname scelto da un pedofilo può aiutare a tenere il distacco necessario. “Nessun cinismo, solo autodifesa”.

Insieme con Luca, Paolo ha conosciuto tanti orchi. In rete e in strada. “In alcuni casi l’incontro è l’unico modo per riuscire ad avere delle prove contro un presunto pedofilo. Simulando l’acquisto di materiale pedopornografico in un bar con uno di loro, ad esempio, ho scoperto il nome di un uomo che attirava i bambini con le figurine dei Pokemon in un locale di Reggio Emilia per poi violentarli”. Paolo ha incontrato operai, professori, sacerdoti. Uomini sposati e non. Trentenni e sessantenni. E li ha arrestati. “Di fronte alle manette restano sorpresi. Faticano a credere che la persona con cui hanno chattato per mesi, a cui magari hanno anche confessato i problemi con la moglie o con il proprio figlio, sia un poliziotto”. Stupore, ma mai nessuna minaccia. Al contrario “c’è chi, uscito dal carcere, è venuto a ringraziarmi. Il pedofilo è un criminale diverso dagli altri, ha dentro di sé la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato”.

Il contatto quotidiano con la pedofilia non ha indurito il carattere di Paolo. Ha saputo “schermare” la sua vita privata. “Non parlo mai del mio lavoro neanche con gli amici più cari. Il timore è che qualcuno possa farsi un’idea sbagliata di un uomo che, seppure per una nobile causa, riesce a guardare per ore l’inguardabile”. Storie irraccontabili anche alla propria compagna. “So che non potrebbe capire. Non può avere la sensibilità. Se voglio sfogarmi chiamo Luca, il mio collega”. A casa, di quel mondo di orchi, resta solo la diffidenza. “Quella non ti abbandona mai. Ma impari a conviverci, a impedire che diventi paranoia. E a non vedere dietro ogni carezza rivolta a un bambino un primo approccio”.


Adescamento on line: tante vittime e nessun reato
Il 10% dei minori che frequentano le chat e i social network è stato avvicinato da un pedofilo. Le più a rischio sono le ragazzine delle scuole medie. E manca ancora una legge per fermare “l’orco” prima che sia troppo tardi
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Come difendersi da un pedofilo on line: INTERVIENI NEL FORUM

di Chiara Ribichini

Non è ancora un reato ma è la cosa più pericolosa che possa capitare a un figlio. Si chiama adescamento on line (o grooming) ed è il tentativo di un pedofilo di avvicinare un minore in rete. Avvicinarlo per parlare di sesso, ottenere foto e video e arrivare gradualmente all’obiettivo: l’abuso. E per chi frequenta le chat e i social network il rischio di incontrare un “orco” è alto e insidioso. Un dato certo non c’è, ma si può ipotizzare che possa capitare al 10% dei minori in rete. “E’ un numero verosimile ma potrebbe anche essere superiore” sostiene il direttore della II Divisione della Polizia Postale e delle Comunicazioni Diego Buso. “La nostra percezione è che il pericolo c’è ed è tangibile ma non ci sono numeri che possono essere registrati perché non sono per forza legati a un reato”.

L’adescamento on line, infatti, non ha ancora una sanzione normativa. “Lo scorso gennaio la Camera ha dato il via libera alla ratifica della Convenzione di Lanzarote siglata il 25 ottobre del 2007, introducendo il reato di grooming, ma il testo è in attesa di arrivare in Senato. Allo stato attuale, se il minore non viene indotto alla masturbazione, a produrre materiale pedopornografico, se non viene portato fuori dalla rete, nel mondo reale nella realtà e violentato non c’è necessariamente un reato” spiega Buso.

Dai dati della Polizia Postale e delle Comunicazioni emerge come l’adescamento on line sia un fenomeno in forte espansione. Negli ultimi anni sono sempre di più infatti i pedofili, abituati ad usare la rete solo per scambiare materiale pedopornografico, che hanno iniziato ad utilizzare il web anche per avere contatti con i minori. Dal 2000 al 2007 si è passati dal 10 al 21%. Gli “adescatori” sono soprattutto uomini tra i 30 e i 40 anni, esperti del web e delle nuove tecnologie. Ma “più aumenta la diffusione di Internet e più c’è un coinvolgimento trasversale di tutte le fasce d’età” avvertono al Centro nazionale di Contrasto della pedopornografia on line (C.N.C.P.O.).

A correre il maggior rischio di un adescamento sono le minorenni che frequentano le scuole medie o il primo anno delle superiori. Tra gli 11 e i 15 anni, con una tendenza all’abbassamento. Colpa della curiosità femminile, dell’ingenuità, ma in parte anche del modo in cui gestiscono la loro “vita virtuale”. “Negli ultimi anni è emerso come sempre più spesso ragazzine in età preadolescenziale utilizzino pagine di social network per proporsi in modo provocante e allusivo di una disponibilità sentimentale ed erotica a coetanei ed adulti. Un fenomeno che costituisce una nuova frontiera di impegno delle azioni di prevenzione e repressione dello sfruttamento sessuale di minori a mezzo internet” spiega la responsabile dell’Area Criminologica del Centro nazionale di Contrasto della pedopornografia on line (C.N.C.P.O.) Cristina Bonucchi. La percentuale del rischio di incontrare un pedofilo on line aumenta, infine, in proporzione al tempo che i minori trascorrono sui social network e nelle chat e all’imprudenza con cui si naviga.



Adescata in chat a 13 anni da un pedofilo: l'intercettazione
L'uomo, 47 anni, è stato condannato per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e per violenza sessuale. Leggi le conversazioni intercettate dalla polizia postale
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Come difendersi da un pedofilo on line: INTERVIENI NEL FORUM

I primi contatti e la successiva corrispondenza via sms tra una 13enne e un adulto di 47 anni, che è stato poi arrestato e condannato per violenza sessuale su minore, scambio e diffusione di materiale pedopornografico.  L'uomo si spacciava per uno psicologo e offriva in chat sedute di terapia gratuite a una minorenne per poi arrivare all'abuso. L’indagine è scaturita dalla segnalazione di un genitore in allarme per aver trovato sul telefono e sul pc della figlia tracce di conversazioni a contenuto sessuale. Il servizio di internet utilizzato è la chat via wap di un importante gestore di telefonia mobile italiano.Le indicazioni di nome e di luogo sono state modificate per evidenti necessità di tutela della privacy.


Ora: 21:34:34Pedofilo (P): Ciao sono marco. Vorresti un amico che fa tanto x te.. Cosa vorresti.. Chiedi..

Ora: 21:38:59Bambina (B): Ciao sono Lucia 13 anni Savona!! Vorrei una bella rikarika:-)

Ora: 21:40:01P: Tutto quello che vuoi..

Ora: 21:41:36B: E tu ke vuoi in cambio??


Ora: 21:42:30P: Tue foto e giochi con me.. Potrei iniziare da 30 poi dipende da te..

Ora: 21:45:25P: Allora..

Ora: 21:48:17P: Fammi tv una proposta..

Ora: 21:53:05P: Iniziamo con 50:)

Ora: 21:59:48P: Almeno una risp.. Da quanto la vuoi..

Ora: 22:15:09B: Scusa!! C'erano i miei ke rompevano!!

Ora 22:19:37p: Allora va bene la mia proposta..

Ora 22:21:38B: Ke foto vuoi?? Io sono pikkola

Ora: 22:22:51P: Lo so va bene in intimo..

Ora: 22:24:03B: Ne ho solo 2

Ora: 22:24:55P: Sono tue?

Ora: 22:25:25B: Certo Xkè?

Ora: 22:26:03P: Ok.. Come sei tu fisicamente..

Ora: 22:30:14B: 1.65 castana scura 44 kg e tu?

Ora: 22:31:20P: 1.75 occhi e capelli castani, bel fisico e molto dotato..

Ora: 22:32:13B: Me lo fai vedere:-)

Ora: 22:35:46P: Ti piace il sex..

Ora: 22:36:59B: Ke intendi?? Sono ankora vergine!!

Ora: 22:37:30P: Hai fatto già  qualcosa..

Ora: 22:40:06B: Qualkosina:-)

Ora: 22:40:51P: Tipo.. ? Che misura hai di seno?

Ora: 22:41:57B: Seconda:-(

Ora: 22:42:29P: Voglio vederti..

Ora: 22:45:00B: :-)

Ora: 22:47:14B: Mi fai anke la rikarika:-)

Ora: 22:47:14Mi fai anke la rikarika:-)

Ora: 22:47:54P: Certo..

Ora: 22:49:02B: E se poi non ti piaccio??

Ora: 22:49:56P: Non credo.. Ma la faccio uguale..

Ora: 22:53:53B: Sei sicuro?? Non è ke poi ti arrabbi Xkè sono troppo pikkola e non ti piaccio?? Dimmelo prima xkè ci rimango male!! Ho 13 anni

Ora: 22:55:26P: Sicuro.. Tranquilla

B: Come la mando??Ora: 22:58:54

Ora: 22:59:47P: In che senso..

Ora: 23:00:49B: Li ricevi gli Mms??

Ora: 23:01:13P: Si..

Ora: 23:02:58B: Dammi il cel. Poi mi fai la rikarika??

Ora: 23:03:46P: Ok.. Quante foto sono..

Ora: 23:06:31B: In mutandine e reggiseno 2

Ora 23:07:50P: Si vede anche tuo viso? Ne puoi fare anche una viso e seno?

Ora: 23:09:37B: Col seno forse!! Ma il viso lo copro!! La mia amika me le ha modifikate!!

Ora: 23:11:07P: Chi mi dice che sono tue.. Il corpo può essere di chiunque oppure foto di altre..

Ora: 23:12:14B: Xkè mi conosci??

Ora: 23:13:59P: Infatti.. Le foto possono essere di chiunque.. Ne puoi fareora.:)

Ora: 23:15:44B: No ora no! E col viso non te ne mando...almeno non ankora!!

Ora: 23:16:21P: Mi devo fidare..

Ora: 23:18:03B: Anke io X la rikarika!!

Ora: 23:19:10P: Si.. Altrimenti non stavo a parlare ancora.. Dipende da te l'importo.. Se mi accontenti aumenta..

Ora: 23:22:20B: E come faccio ad akkontentarti?? Fra un pò devo anke andare a dormire??

Ora: 23:23:08P: Sparita.. Vuoi mandare quelle che hai

Ora: 23:23:45P: Una sola fatta ora e le altre due che hai..

Ora: 23:24:56B: Ora non posso farla!!

Ora: 23:25:41P: Ok.. Manda quelle che hai.:) vuoi sempre vedere quanto è grande..

Ora:  23:27:07B: Si voglio:-) Ma dammi il numero!!

Ora:  23:28:24P: 3*********. Aspetto..

Ora: 23:31:41B: Ok il numero X la rikarika è un altro...3********** Ok??

Ora: 23:34:43P: Ok.. Cosa hai fatto di sex fino a ora..

Ora: 23:38:31B: Mi hanno tokkato un pò!! E io l'hoMi hanno tokkato un pò!! E io l'ho preso in mano!!

Ora: 23:39:33P: Ti A  piaciuto.? Era grande il suo..

Ora: 23:42:28B: Si avrei voluto fare di più:-)

Ora: 23:43:21P: Cosa.. :-) manda le foto e io le mie..

Ora: 23:44:33B: E poi mi fai la rikarika a quel numero??

Ora: 23:45:30P: Si..:) avresti voluto prenderlo in bocca..

Ora: 23:48:59B: Non lo sò!! Forse sentirlo dentro!! In bokka penso di no!

Ora: 23:50:29P: L'hai fatto venire mentre toccavi.. Sai che a me A  troppo duro e grande..

Ora: 23:52:47B: Devo andare a dormire!! Ti mando la foto e aspetto la rikarika!




Un pedofilo e una minorenne in chat: l'intercettazione
Né caramelle né ricariche ma lusinghe e dialoghi senza tabù: così gli orchi avvicinano le ragazzine on line. Ma i toni pacati iniziali degenerano presto nella volgarità più esplicita: leggi il testo della conversazione pubblicata in esclusiva su Sky.it
Leggi anche:Io 14enne in chat: e spunta “l’amico” pedofilo"I miei occhi vedono ma non guardano: così prendo il pedofilo"Adescamento on line: tante vittime e nessun reato

Come difendersi da un pedofilo on line: INTERVIENI NEL FORUM

Per una minorenne che frequenta le scuole medie il rischio di incontrare un pedofilo on line è alto. Molto alto, come dimostra l’inchiesta di Sky.it. E’ bastato infatti fingersi una 14enne in chat per trovare tanti “amici” pericolosi in cerca di ragazzine. Sono loro infatti le prede più facili degli orchi. Colpa della voglia di essere grandi e di quell’insaziabile curiosità per il mondo degli adulti che si avvicina. Il pedofilo offre esattamente questo alle minorenni che avvicina in rete: né ricariche né caramelle, ma conversazioni senza tabù. E dalle parole si arriva spesso al sesso telefonico e, nei casi più estremi, anche all’abuso. Ma tutto comincia in chat, con toni pacati ed educati che degenerano rapidamente nella volgarità più esplicita.
Ecco il testo di un’intercettazione telematica realizzata dalla polizia postale, pubblicata in esclusiva su Sky.it. Adescamento on-line: i primi contattiIl pedofilo nel giro di 4 ore chiama ben 13 volte una minorenne che non conosce  e che ha un profilo con la sua età (15 anni) sulla chat telefonica di un famoso gestore di telefonia mobile italiano. La minore incuriosita manda un sms al numero sconosciuto che le fa gli squilli.

Minore (M): k 6?Pedofilo (P): ci sono rimasto male quando ho visto il tuo sms e ho controllato il numero ed ho visto che ho sbagliato io a comporlo, scusami tanto ma tu chi sei? (note: il pedofilo aggancia sempre le ragazzine dicendo di aver inviato per sbaglio, chiamate, sms e squilli al numero sbagliato)M: Sara e tu?P: Antonio ma di dove sei?di che paese sei?Squilli ripetuti alla minoreP: rispondi per favore alla domanda, per piacere…grazie…ma mi vuoi conoscere tramite gli sms?comunue hai un bel nome e non so altro di te.. mi puoi dire qualcosaltro di te per esempio di che paese sei?M: Di A*** e tu?P: R****** (note: sono paesi afferenti alla stessa provincia, le confessioni della minore appaiono quindi ancor più pericolose in virtù della vicinanza fisica tra minore e pedofilo e dell’opportunità, mediata dalla conoscenza del pedofilo, di rintracciare facilmente la minore) ma che scuole frequenti?M: Ipc a R****** quanti anni hai?P: quasi 21 e tu? (Note: il pedofilo dichiara un’età non corrispondente alla realtà, l’uomo ha 35 anni)..ma non sarò per caso troppo vecchio?M: siP: ma dai ho solo 6 anni più di te…anzi 5…M: vabbè mi sembri carino ed educato quasi quasi mi hai convinto
Adescamento on-line: la relazione amorosa

P: che cosa pensi di me come persona?M: be non ti conosco molto bene ma oggi mi hai dato una buona impressioneP: anch’io non ti conosco bene ma mi piacerebbe conoscerti meglio comunque mi sei simpatica e sei davvero molto carina e mi hai fatto una bella impressioneM. grazie..quanti complimenti:-) ti mando un bacio smaaackP: te ne voglio fare tanti altri bellissima…mi mandi altre tue foto??please come vuoi tu, vestita ma meglio se me le mandi nuda…come vuoi…:-) kiss kiss kissM: non ho più soldi nel cell come faccio?P: ti faccio io l’accredito di 3 e dai…ma non ti ci abituare e fammi sognare dai…M: Scusa Antonio ma vorrei dir5ti una cosa che mi preme se le tue intenzioni sono quelle di usarmi con te non vorrei più avere a che fare, mentre se hai intenzione di stabilire una relazione seria allora….P: Io sto cercando una tipa con cui avere una storia seria quindi….puoi stare tranquilla, da me avrai quello che vuoi..M: ora che te l’ho detto mi sento meglio..Adescamento on-line: il sesso esplicito

P: Com'è farsi un dito????mi invii qualche foto sexy????smackM: (note: la minore invia una sua foto) che dici ti piace?P: bellissimo…dai inviami qualche foto di te in mutande mentre ti tocchi la f***…smackM:che stai facendo tu?P: Niente di che sono sdraiato sul letto che me lo sto toccando…tu te la stai toccando??? Rx :-)Dai mi invii qualche foto sexy…mi fai una p****???:) Dai fammi vedere le tue supertette, il tuo c***, la tua f*** pelosa….rx :-)P: uff..perchè non me le mandi più le foto, una volta me le avevi fatte vedere…:-) (Note: la minore scrive più lentamente mentre il pedofilo si fa più impaziente, mette molti puntini di sospensione, usa molti emoticons e “baci” virtuali per rassicurarla ma, preso dall’eccitazione, non riesce a contenere la volgarità e non coglie i segnali di titubanza della minore)M: no le ho dovute cancellare perché ho cambiato il cell e con quello di mia mamma non potevo lasciargli QUELLE foto e soprattutto le tue..dai mandamene tu qualcuna…P: ti mando quella del mio bel c****, è grosso e lungo tutto per te… :-) smack, sei nuda? Te la posso leccare?M: sola e nudaP: ma quante volte hai sc*****?M: sono vergine :-)…mai, mi sa che sono rimasta l’unica!!:)P: adesso ti faccio rimediare io :-) smack e kiss kisss ti metti tutta bella nuda e io te lo metto nel c*** 

http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/09/30/pedofilia_pedopornografia_intervista_agente_polizia_postale_chat_social_network_adescamento_on_line_minori.html


Sognavano di fare le modelle, adescate su facebook e violentate

In arresto il finto talent scout Angelo Ianuario di Mondragone

Il mondo dello spettacolo continua ad incantare le giovanissime, ma purtroppo c’è sempre qualcuno in agguato che tenta di approfittarne. L’ultima operazione in ordine di tempo nel casertano ha scoperto minorenni adescate su facebook a Mondragone e alle quali veniva fatta intravedere la possibilità di entrare nel mondo della moda come modelle. Venivano poi costrette a rapporti sessuali. Al termine di un’operazione congiunta di carabinieri e polizia postale hanno arrestato il finto talent scout, accusato di violenza sessuale ed abusi. Eseguita dunque un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Angelo Ianuario, mondragonese del ‘90. Il provvedimento è stato richiesto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere sulla base della complessa attività d’indagine durata circa un anno. 

ADESCAVA RAGAZZINE A MILANO. IL PM: "NOVE ANNI AL COACH DI VOLLEY"


Martedì 18 Settembre 2012 - 18:48 
MILANO - Il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiesto una condanna a 9 anni e 4 mesi di carcere per un allenatore di volley, Gianluca Mascherpa, che venne arrestato lo scorso marzo nel capoluogo lombardo con l'accusa di aver adescato ragazze minorenni sul web, tramite falsi profili creati su diversi social network, presentandosi come un quindicenne, attraverso un nickname.
Interrogato a marzo dal gip di Milano Donatella Banci Buonamici, dopo l'arresto, Mascherpa, difeso dall'avvocato Andrea Marini, aveva ammesso, in sostanza, di essere «malato» e si era detto «disposto anche a sottopormi a castrazione chimica». Richiesta che ovviamente il giudice non aveva in alcun modo potuto prendere in considerazione.
Oggi, invece, davanti al gup Andrea Salemme, nel corso del processo con rito abbreviato, l'ex allenatore di volley femminile (non iscritto alla federazione) ha ripetuto di avere «un problema», chiedendo stavolta però di potersi sottoporre a «un trattamento farmacologico».
L'uomo davanti al gup avrebbe in sostanza ribadito di essere «disponibile a farsi curare», chiedendo ancora una volta, come già fatto nei mesi scorsi, di essere trasferito nel carcere di Bollate dove lavora un professore e psicologo che lo seguiva in passato.

Aggancia due minorenni su Facebook, arrestato un livornese

Con una delle due ragazze c’è stato anche un incontro durante il quale ci sarebbe stato un bacio ma i genitori sono riusciti a intervenire in tempo e a chiamare la polizia 






Un livornese di 44 anni tenta di baciare una tredicenne, dopo averla adescata su Facebook spacciandosi per un diciannovenne, ma viene arrestato per tentata violenza sessuale dalla polizia di Livorno. La vicenda ha inizio il primo giugno, quando il padre della ragazzina si accorge che sulla chat della figlia c'è uno scambio di messaggi con un apparente diciannovenne che le chiede ripetutamente un incontro. A quel punto l'uomo denuncia tutto alla polizia postale senza dire niente alla figlia. Il giorno dopo la tredicenne è fuori con la madre, ad un certo punto le squilla il cellulare che aveva lasciato in casa. Risponde il padre, che resta in silenzio ad ascoltare la voce di un uomo che, credendo di parlare con la ragazza, le dà appuntamento per il giorno dopo in una zona periferica della città.

La mattina successiva la tredicenne esce in bicicletta all'ora prevista e il padre la segue in macchina. Quando arriva sul posto vede sua figlia che tenta di divincolarsi da un uomo a bordo di uno scooter che la prende per un braccio provando a baciarla. Il padre a questo punto blocca il quarantaquattrenne e nasce una colluttazione. Nel frattempo, un passante chiama il 113. Gli agenti arrivati sul posto, dopo aver accertato il fatto, hanno arrestato il quarantaquattrenne, che finisce ai domiciliari per tentata violenza sessuale. La polizia dopo una perquisizione nella abitazione dell'uomo, che a seguito di un ulteriore controllo è emerso avere precedenti per molestie, ha provveduto al sequestro del suo computer. a polizia postale di Livorno ha ricevuto anche una seconda denuncia.

L'uomo infatti avrebbe contattato un'altra ragazzina, amica della tredicenne, tanto che venerdì scorso anche i genitori della seconda adolescente avrebbero sporto denuncia con le stesse motivazioni del padre che poi ha fatto arrestare il molestatore. Oltre ad adescare le ragazzine su Facebook, l'uomo da circa un mese avrebbe ripetutamente inviato loro anche sms per cercare di combinare un incontro.
 
04 giugno 2012
 



















venerdì 28 settembre 2012

Attentato Brindisi, la confessione: «Ho fatto tutto da solo, obiettivo tribunale»

La Questura di Lecce, dove è stato interrogato Vantaggiato
LECCE - «Sì, quella bomba l’ho fatta io da solo. L'ho pensata e l’ho costruita». Al termine del lungo interrogatorio, Giovanni Vantaggiato fa le prime ammissioni davanti agli investigatori.Alterna momenti di lucidità a momenti di confusione mentale. Ma, nella sostanza, ammette le sue responsabilità ed esclude complicità di terzi. 68 anni, sposato e padre di due figlie entrambe sposate, Vantaggiato commercia carburanti e gasolio per il riscaldamento delle abitazioni civili e per l’agricoltura. Il suo mestiere è questo, da un vita. Con bombole e combustibili ha sempre avuto dimestichezza. E tre di quelle bombole ha usato per portare a termine il suo folle piano di vendetta.

Un truffa da oltre 300 mila euro: questo, secondo una delle ipotesi che gli investigatori e gli inquirenti stanno cercando di verificare per risalire al movente, avrebbe spinto Giovanni Vantaggiato a compiere l'attentato davanti alla scuola «Morvillo Falcone» di Brindisi anche se il vero obiettivo avrebbe dovuto essere il tribunale, poco distante.


Secondo una prima ricostruzione, qualche settimana prima dell’attentato era arrivato a conclusione al tribunale di Brindisi - che si trova proprio alle spalle della scuola - un processo che vedeva coinvolto come vittima il titolare del deposito di carburanti di Copertino. L'uomo avrebbe subito una truffa di oltre 300 mila euro per una fornitura di carburante e si sarebbe sentito vittima di malagiustizia poiché la giudice non aveva condannato tutti gli imputati. La decisione di prendere di mira la scuola sarebbe stata dunque pensata in seconda istanza, dopo aver pensato al tribunale, per evitare le misure di sicurezza davanti al palazzo di Giustizia che avrebbero probabilmente mandato all’aria il suo piano.


Il suo deposito di carburanti, rivoltato come un calzino fino a notte da poliziotti e carabinieri, era intestato anche alla moglie. La «Vantaggiato Giovanni Total Marchello sas» sorge nell’estrema periferia della città del Santo dei voli, nelle campagne ai confini con Leverano. L’uomo non è certo uno che si faceva vedere molto in giro. Lo descrivono come riservato, forse scontroso, poco socievole. Ma difficilmente qualcuno lo avrebbe mai paragonato a un individuo senza scrupoli, figurarsi a un killer spietato. Nella sua Copertino, lo raccontano così. Mentre le notizie filtravano col contagocce ma diventavano sempre più concrete e dettagliate, in tanti fin dalle prime ore della serata si sono riversati in via Amerigo Vespucci, nei pressi della villetta dove l’uomo abitava con la sua famiglia. Una zona di Copertino che nel giro di poco carabinieri e polizia hanno reso inaccessibile. «Lo conosco di vista, ma non lo vedevo ormai da almeno un paio d’anni, da quando mi fermai per ritirare una fattura all’interno della sua attività», racconta un consigliere comunale.


«L’ultima volta mi diede l’impressione di una persona sulle sue, apparentemente schivo, taciturno più del solito forse per via di qualche suo problema. Anche in città si vedeva poco» aggiunge un vecchio conoscente di Vantaggiato che stenta a credere a quello che ormai da ore corre di bocca in bocca. Mentre artificieri di polizia e carabinieri passano ai raggi X abitazione e deposito, increduli gli abitanti si riversano per strada. Quasi per verificare con i proprio occhi se ciò che ieri sera rimbalzava da un notiziario all’altro fosse vero, se quel Vantaggiato fosse proprio quell’uomo che salutavano ogni mattina incontrandolo fuori casa. «E’ davvero tutto incredibile» scuote la testa un amico di Vantaggiato.
Giovedì 07 Giugno 2012 - 09:03


Attentato Brindisi, l'assicurazione non paga. «Le ustioni? solo danni estetici»


La denuncia dell'avvocato Resta che assiste le famiglie di alcune delle ragazze ferite nell'attentato del 19 maggio



BARI - Sono «danni estetici»: i segni indelebili delle ustioni riportate dalle ragazze dell'istituto Morvillo, cicatrici che forse non spariranno mai, sono considerate alla stregua di inestetismi e,quindi, le ragazze, ancora adolescenti, che il 19 maggio scorso alle 7.42 sono state colpite mentre stavano per varcare i cancelli della loro scuola, non saranno risarcite. A meno che, con le ustioni, non abbiano subito «danni funzionali».

Lo ha fatto sapere la compagnia assicurativa con cui l'istituto Morvillo Falcone di Brindisi ha stipulato la polizza assicurativa per gli eventuali infortuni dei ragazzi. Mauro Resta, l'avvocato di alcune delle studentesse, sembra non crederci quando ne dà notizia: «In questi giorni sono in corso le visite medico legali per stabilire l'entità delle conseguenze fisiche riportate dalle ferite. Ci hanno fatto già sapere, però, che le ustioni non verranno inserite nel computo dei danni da liquidare».


Del resto la polizza assicurativa è stata stipulata in tempi non sospetti, si tratta di una firma di routine, apposta in calce a un contratto quando nessuno poteva immaginare che nella scuola dovesse verificarsi un'esplosione così violenta da uccidere una sedicenne, Melissa Bassi, e ferire almeno altre nove persone, cinque delle quali hanno trascorso un lungo periodo di degenza in ospedale. È così: se per via delle lesioni da ustione riportate viene rilevata una menomazione, allora si tratta di «danni funzionali», per cui è prevista la liquidazione. Diversamente no, sono «danni estetici» e allora non si tratta a tutti gli effetti di un infortunio.


La compagnia assicurativa scelta dalla scuola Morvillo ha sin da subito fornito disponibilità a liquidare in fretta gli importi che andavano stabiliti al termine di una perizia medico-legale, per la quale è stato rapidamente conferito l'incarico al consulente Antonio Carusi. I legali che assistono le famiglie stanno seguendo da vicino l'evolversi della vicenda. «Abbiamo apprezzato - spiega Resta - ma abbiamo dovuto arrenderci poi all'evidenza dei fatti, riportata peraltro nel testo del contratto».


«Sono segni permanenti quelli che queste ragazze portano sulla propria pelle per via delle gravissime ustioni subite - aggiunge il legale - e non è possibile che non le si consideri come una mutilazione». Un aiuto economico è stato garantito agli studenti feriti dalla Regione Puglia che, attraverso l'assessore alla Protezione civile, Fabiano Amati, ha fatto sapere che chiederà alla Procura la lista completa delle parti offese per estendere a tutti gli aventi diritto il contributo erogato per sostenere le famiglie che devono ora pagare cure costosissime. Le pomate che servono alle ragazze, ad esempio, sono considerate cosmetici e quindi non è prevista alcuna esenzione.


Altra vicenda è poi la storia di Anna Canoci, che ha perso quasi del tutto l'udito e deve partire per Pisa, per sottoporsi a visite mediche specialistiche, nella speranza di recuperare almeno un pò ciò che le è stato strappato via con la violenza.


La mattina del 19 maggio scorso dinanzi alla scuola Morvillo Falcone ci furono due boati. Un uomo aveva in mano un telecomando: tre bombole riempite con polvere pirica furono fatte saltare in aria. Le conseguenze sono state devastanti: Melissa non c'è più. Veronica è tornata a casa domenica sera dopo aver trascorso giorni sospesa tra la vita e la morte. Altre loro amiche, tra le quali la sorella di Veronica, sono tornate a casa dopo settimane di ospedale. Le ragazze ferite sono nove in tutto e non dimenticheranno mai più quell'incubo, anche se la chirurgia dovesse riuscire un giorno a cancellare i loro 'danni estetici'.
Lunedì 06 Agosto 2012 - 20:59

Roma: volete combattere la tratta? Regolarizzate la prostituzione e chiudete i Cie!



 

Da pochi minuti ho letto la notizia di una donna picchiata e bruciata viva a Roma. I giornali la identificano come la “prostituta rumena”, un’espressione che ci ricorda che nella società in cui viviamo noi siamo il nostro lavoro, il nostro titolo, la nostra qualifica ancor prima di esser persone.

Per me Michela, questo è il nome con cui è conosciuta, è prima di tutto una donna che sta rischiando la vita perché qualcuno ha deciso di darle fuoco. Io non conosco la sua storia, non so se era costretta a prostituirsi, se lo faceva per motivi economici o altro, so solo che ciò che le è successo non può essere semplificato come un regolamento di conti tra bande rivali che gestiscono la prostituzione o un’intimidazione. L’atroce violenza che ha subito questa donna ci dice molto altro.

Il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli, dichiara che “il grave fatto di sangue avvenuto questa notte alla Borghesiana è l’ennesima dimostrazione di come la prostituzione a Roma sia sempre più un fenomeno dilagante e in crescita” e ci ricorda che un mese fa c’è stata una manifestazione dei cittadini dell’Eur contro “la prostituzione imperante nelle strade del quartiere”.

Quindi, in poche parole, ci si dice che Michela è stata bruciata perché faceva la prostituta: se te ne vai a zonzo per la città di notte, nelle strade buie, poco trafficate, a offrire servizi sessuali a chiunque come puoi non pensare di essere il bersaglio di qualche squilibrato? Se se ne stava a casa a fare la maglia questo mica le succedeva? O no?

E’ come dire che lo stupro accade per l’uso imperante della minigonna, dei jeans stretti, delle maglie scollate e dei tacchi alti. E’ come dire che una donna viene ammazzata da suo marito perché lo voleva lasciare, lo voleva denunciare. Se stai insieme a lui, sopporti le botte, le umiliazioni e le segregazioni nulla ti può accadere di male. O no? E’ come dire che l’essere prostituta giustifica di per sé ogni violenza che subirai.

E se a questo aggiungiamo che Michela è rumena, abbiamo chiuso il cerchio delle discriminazioni (donna-prostitura-rumena). Dato che per Miccoli la colpa è della prostituzione invita a dare un “impulso alla lotta” affinchè ce ne si liberi. Il segretario però non ricorda che questa lotta già c’è, che le ordinanze per il decoro nelle strade esistono, che le campagne di demonizzazione delle prostitute ci invadono, che le campagne per la moralità, quella sì imperante, sono fatte da chiunque, destra-sinistra-centro-lato, e che proprio questi elementi hanno portato le prostitute a spostarsi sempre di più nelle zone periferiche, marginalizzandole e rendendole sempre più esposte a ogni tipo di violenza.

La prostituzione non è mai stata accettata né come lavoro né come scelta. E’ sempre stata vista solo come un ricatto, un sopruso. Non nego che la tratta esista e che sia un cancro da debellare, non nego che Michela potrebbe esserne vittima, ma non capisco come queste ordinanze possano in qualche modo aiutare queste donne ad uscirne, possibilmente vive. Obbligare una prostituta a vestirsi in modo meno provocante, marginalizzarla nei sobborghi più degradati la aiuterebbe a liberarsi dai suoi ricattatori? Davvero lo credete possibile? E se Michela fosse una prostituta autodeterminata e dunque avesse scelto questo mestiere, pensate davvero che meriti queste violenze? Che meriti l’essere privata di qualunque diritto, dato che la prostituzione non è riconosciuta come lavoro?

Sono anni che le/i sex workers chiedono a questo paese di riconoscergli lo stato di lavoratori, di garantirgli quei diritti che li tutelerebbero molto di più delle ordinanze di decoro e cavolate varie. Ma probabilmente, e questo è il mio pensiero, qui non si vuole combattere la tratta, ma salvaguardare la finta moralità di un paese che è cattolico. Quello che i sindaci fanno è spostare le prostitute, come si spostò la munnezza a Napoli, dalle zone centrali a quelle periferiche, da quelle periferiche a quelle maggiormente degradate e così via, senza mai risolvere il problema dello sfruttamento delle vittime della tratta da un lato e della regolamentazione delle prostitute autodeterminate dall’altro.

Inoltre, forse Miccoli non lo sa, ma ci sono anche tante donne che per scappare dai loro paesi lacerati dalla guerra e dalla fame, pagano delle madame per raggiungere il paese più vicino in cui pensano di avere possibilità di riscatto. Ma 50milioni, questo è costo del viaggio, è difficile da racimolare e quindi che succede? Che la madame anticipa e poi, una volta arrivata in un paese come il nostro, senza documenti, né un posto di lavoro, cosa crede che queste donne possano fare per ripagarla? La prostituzione è l’unica possibilità. Aveva mai pensato, signor segretario, che il razzismo, la chiusura delle frontiere, i Cie, le deportazioni se da una parte non impediscono a persone disperate di raggiungere le nostre sponde, pensando di essere in un paese civile che poi si dimostrerà altro, incentivano dall’altro canto l’immigrazione clandestina e lo sfruttamento sessuale?

Lei cosa farebbe, signor segretario, se volesse scappare dalla miseria ma non avesse nè soldi nè conoscenze? A mio avviso la tratta si combatte in tanti modi, permettendo alle immigrate di accedere al permesso di soggiorno, di veder riconosciuti i loro titoli di studio, combattendo il razzismo che porta gli/le immigrat@ a svolgere i lavori che gli/le italian@ non vogliono più fare, con tanta educazione sessuale che insegnerebbe il rispetto dell’altro, con la regolamentazione della prostituzione e il riconoscimento di diritti indispensabili per la tutela dell’individuo, ed ect. Non con securitarismi, ordinanze e cacce alle streghe,che puzzano di fascismo e paternalismo.

P.S. L’ultimo mio pensiero lo lascio a Michela nella speranza che le sue condizioni migliorino e presto possa uscire da quell’ospedale.