L'aggressione condotta da Mario Boldrini nei miei
confronti, avvenuta a Roma, a piazza Zama, nell'aprile 2007, sembra
avere tutte le caratteristiche di un gesto "squadristico": un'esplosione
di violenza gratuita, l'uso del "tirapugni" (una classica arma usata
dai "picchiatori" di estrema destra) seguita dalla fuga (forse anche per
evitare il linciaggio da parte delle persone intervenute durante
l'aggressione).
Poi, nel corso delle indagini, l'adduzione di una fantomatica provocazione per l'aggressione ("E' stato lui a provocarmi!").
L'invenzione di fantomatiche motivazioni per le
aggressioni é un comportamento classico tra le persone cronicamente
violente. E' molto difficile trovare un violento che ammetta
candidamente le sue colpe. Soprattutto se, come nel caso del Boldrini,
si tratta di un militante di estrema destra, appartenente a un'ideologia
che giustifica la violenza.
Se la situazione non fosse stata tragica, si potrebbe
pensare alla mitica gag di Alberto Sordi ("Spaghetto, tu me provochi, io
me te magno!"). Ma la versione del Boldrini sembra aver trovato
notevole credito presso il Commissariato di Polizia che ha svolto
l'indagine. Lo stesso Commissariato sembra invece aver completamente
ignorato il fatto che il Boldrini avesse usato un "tirapugni" con due
"spuntoni" acuminati per l'aggressione, nonostante ci fossero le foto
del finestrino danneggiato, un verbale dei Vigili Urbani che certificava
il danno, e la mia testimonianza.
Non solo: anche se i reati per i quali il Boldrini era
stato imputato (lesioni aggravate e danneggiamento aggravato) non
rientravano tra le competenze del Giudice di Pace, all'inizio delle
indagini il Commissariato di Polizia insisteva sul fatto che
l'aggressione del Boldrini fosse solo un banale diverbio tra
automobilisti, da risolvere inviando il fascicolo dell'aggressione al
Giudice di Pace. Una soluzione alla "volemose bene", che si sarebbe
tradotta in una perdita di tempo: il Giudice di Pace, non essendo
competente per quel tipo di reati, avrebbe sicuramente dovuto rinviare
il fascicolo alla Magistratura Ordinaria. C'è voluto del bello e del
buono solo per convincerli del fatto che il fascicolo del Boldrini
andava trasmesso direttamente alla Magistratura Ordinaria.
Suvvia, diciamolo: forse c'erano delle conoscenze, forse
anche solo delle simpatie. Insomma, anche se, vista la scarsità delle
risorse a disposizione, non siamo ancora riusciti ad avere un
"poliziotto di quartiere", in compenso ci hanno dato almeno un
"picchiatore di quartiere": Mario Boldrini.
A inizio 2008, il Boldrini é riuscito a patteggiare, per
l'aggressione di piazza Zama, una pena da "saldi di fine stagione": sei
mesi con la condizionale. La mitezza della pena é dovuta anche al fatto
che il Boldrini risultava, nonostante la sua notevole abilità come
"picchiatore", incensurato. Il fatto che un estremista di destra che va
in giro con un "tirapugni" e si allena regolarmente in una palestra di
kick boxing arrivi fino all'età di quasi 40 anni con una fedina penale
"immacolata" dà molto da pensare. Sembra quasi che i vecchi fantasmi del
fascismo (i "topi di fogna", direbbe Ascanio Celestini) stiano
riemergendo. Per fortuna, adesso a Roma c'è un sindaco al di sopra di
ogni sospetto.
Dopo il patteggiamento del Boldrini per le responsabilità
penali dell'aggressione, é stata avviata una causa civile, per la
quale, visti i tempi della giustizia italiana, si é tenuta la prima
udienza nella primavera 2010. La prossima udienza é prevista, se tutto
va bene, per il 2011.
E' interessante leggere alcuni tratti della difesa redatta dall'avvocato di Mario Boldrini per la causa civile.
2/a (...)
[l'aggredito] lamentava di essere stato aggredito dal sig. Boldrini
conseguentemente a un diverbio scoppiato per motivi di viabilità. (...)
La mia versione é molto diversa. Quella mattina, il
Boldrini ha superato velocemente la mia auto, ha "inchiodato",
costringendomi a frenare bruscamente, é sceso velocemente dalla sua
auto, già armato di "tirapugni", ed ha colpito violentemente il
finestrino della mia auto. Questo non sembra proprio un diverbio per
motivi di traffico. Questa sembra un'aggressione premeditata. Nella
foto qui sotto, si vedono i segni lasciati dalle punte acuminate del
"tirapugni" del Boldrini sul finestrino della mia auto, che
fortunatamente era chiuso.
Normalmente, un automobilista che inchioda con l'auto,
salta giù e colpisce il finestrino di un altro automobilista con un
"tirapugni" a punte acuminate, gli sfonda il parabrezza a calci, e poi
lo fa finire in ospedale, dovrebbe essere immediatamente fermato,
sottoposto a test per l'uso di droghe, e controllato da uno psichiatra
per valutare l'opportunità di un TSO (Trattamento Sanitario
Obbligatorio). Ma siamo in Italia. Nei giorni successivi
all'aggressione, il Boldrini é stato visto più volte aggirarsi con la
sua Mercedes (rigorosamente nera, viste le sue simpatie politiche) nei
pressi della mia abitazione. Questa qui sotto é una foto della Mercedes
del Boldrini, parcheggiata nei pressi della palestra "Fortitudo" di San
Giovanni, qualche settimana dopo l'aggressione. Forse l'aggressore
l'aveva parcheggiata lì per allenarsi in palestra. Magari in vista della
prossima aggressione.
Durante l'indagine, il Boldrini ha raccontato, per
giustificare l'aggressione, una storia piuttosto fantomatica: io lo
avrei inseguito a folle velocità, nel traffico romano dell'ora di
punta, con la mia macchina (una Ford Fiesta 1200), lampeggiando e
suonando ripetutamente il clacson. Una scena da film americano. Tutto
questo sarebbe avvenuto verso le dieci del mattino, in una via affollata
del quartiere San Giovanni, dove a quell'ora il traffico scorreva a
passo d'uomo. A pochi passi dal semaforo di via Satrico, presidiato
regolarmente dai Vigili Urbani. I quali, intervenuti pochi minuti dopo
l'aggressione, non hanno scritto, nel loro verbale, di aver visto
alcunchè di anormale all'altezza del semaforo.
.
Torniamo alla versione del sedicente inseguito, il
Boldrini. A piazza Zama, qualche decina di metri dopo il semaforo
presidiato dai Vigili Urbani, sembra che la Mercedes 1800 CLK del
Boldrini non riesca più a reggere l'inseguimento della mia auto, la
Fiesta 1200. Forse un cedimento del motore? Ovviamente, a questo punto
il Boldrini si vede costretto a difendersi. Avrebbe potuto fermarsi
qualche metro prima, e segnalare l'inseguimento ai Vigili Urbani che
presidiavano il semaforo. Oppure, avrebbe potuto chiamare la Polizia,
con la quale, visto l'andamento della successiva indagine per
l'aggressione, doveva essere in ottimi rapporti. Ma, forse per
timidezza, il Boldrini decide di non disturbare nessuno, e scende dalla
sua auto, opportunamente armato di "tirapugni" con punte acuminate, per
risolvere la faccenda da solo. Un comportamento davvero encomiabile.
Peccato che io non avessi mai visto in vita mia né il
Boldrini né la sua auto. Tant'é vero che sono riuscito a descrivere solo
sommariamente ai Vigili Urbani, poi intervenuti per verbalizzare
l'accaduto, l'auto e l'aggressore. C'è da dire che il Boldrini aveva
pensato bene di complicarmi le cose, rompendomi gli occhiali con un
calcio al viso, in stile kick boxing. Gli occhiali, spezzati, sono
finiti sul cofano di un automobilista di passaggio, il quale li ha poi
gentilmente consegnati ai Vigili Urbani.
Il Boldrini é stato individuato solo grazie ad alcuni
testimoni, che sono intervenuti per fermarlo (e direi che c'è voluto
molto coraggio), e hanno preso la targa della sua auto, prima che
fuggisse.
Forse, anche l'automobilista che ha riportato gli
occhiali rotti dell'aggredito avrebbe potuto vedere, trovandosi a
passare in qual momento, qualcosa del fantomatico "inseguimento tra
auto" denunciato dal Boldrini per giustificare l'aggressione. Almeno in
lontananza: dopotutto era alla guida di un SUV, che ha maggior
visibilità rispetto alle altre auto. Ma il testimone ha dichiarato di
non aver visto niente del genere. Povero Boldrini. Non gli crede
nessuno. A parte, forse, la Polizia.
(...) (continua)
© Nicola La Monaca, 2010. All Rights Reserved
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