ANTAGONISMO
Escalation di tensione tra gruppi di destra e sinistra estreme: nell'ultimo mese una decina gli episodi. Il caso Montesacro. Il Comune: sono solo frange minime
Luca Blasi, di Horus Project, racconta l'aggressione |
ROMA - Il sindaco Alemanno dice: «Non vogliamo tornare agli anni
di piombo». E pure loro, i protagonisti di aggressioni fatte e subite
ripetono: «Non ci interessa alzare il livello dello scontro che resta
solo politico». Però la faccenda comincia a creare più di qualche
pensiero. Perché, se gli Anni di Piombo sono lontani, da qualche mese a
Roma si è alzato il livello di conflitto tra appartenenti di movimenti
di destra e sinistra. Scontri verbali, ma pure spintoni, cazzotti,
cortei improvvisati e, peggio, singole aggressioni mirate e perfino un
gambizzato. Si fa pesante l'aria nella Capitale. Nell'estrema destra
come nell'estrema sinistra.
Guarda sulla mappa scontri e aggressioni |
AGGRESSIONI E SCONTRI - Protagonisti di questa
escalation sono i Collettivi e centri sociali, da una parte, e CasaPound
e i movimenti di estrema destra dall'altra. Che certo non si sono mai
amati, ma la convivenza rischia di diventare una guerra tra bande sempre
più violenta. Solo nell'ultimo mese sono almeno una decina gli episodi
che rivelano un livello di tensione in crescita. Botte e insulti quando
va bene. Ma anche pestaggi e perfino una bomba carta. Nel quartiere
Montesacro come alla Garbatella. Passando per le aule universitarie di
Tor Vergata e RomaTre.
L'ultimo fatto appena pochi giorni fa, quando
Luca Blasi, noto esponente del centro sociale Horus Project di
Montesacro ha raccontato di essere stato aggredito sotto casa da sei persone e ha accusato gli attivisti di CasaPound. E solo qualche settimana prima, il vicepresidente
di CasaPound Andrea Angelini, nonché consigliere del XX Municipio, è
stato colpito alle gambe da alcuni spari di pistola mentre era sul motorino.
Lo stabile di via Val d'Ala occupato da CasaPound (Lapresse) |
IL CASO MONTESACRO - Ma il clima si è surriscaldato da quando il 5 aprile scorso CasaPound ha occupato l'ex scuola Parini in piazza Capri «per dare un'abitazione a 17 famiglie senza casa»:
l'azione è stata vissuta come una vera e propria provocazione dagli
attivisti di sinistra da sempre molto attivi nel quartiere di Roma Nord e
soprattutto «perché a due passi da quella scuola c'è la casa di Valerio
Verbano, ucciso oltre vent'anni fa proprio dai fascisti, e lì abita
ancora sua madre e in quella scuola lui fece le elementari». Davvero
troppo. Proteste e cortei spingono il presidente del IV Municipio
Cristiano Bonelli a convincere gli occupanti a lasciare l'ex scuola e a
trovare un accordo con il Comune di Roma: traslocano in via Val D'Ala,
in un palazzo ex Acea.
«PROVOCAZIONE?» - «Bonelli sta facendo di tutto per farci sparire
dal IV Municipio» denuncia Andrea Alzetta, consigliere comunale di
Sinistra e L'Arcobaleno, ma soprattutto attivista di Action, il
movimento per la casa. Racconta che nel quartiere i gruppi della
sinistra alternativa «stanno facendo cose importanti, hanno bei
progetti, su abitazioni, servizi sociali, urbanistica: e guarda caso
sono arrivati i fascisti che strumentalmente usano l'emergenza abitativa
per creare una guerra tra bande». Simone Di Stefano, vicepresidente di
CasaPound la mette diversamente: «Noi facciamo politica e a qualcuno
questo dà fastidio, ci impegniamo con i fatti, siamo pacifici, vogliamo
risolvere l'emergenza abitativa e qualcuno invece preferisce farci
diventare un problema di ordine pubblico».
I centri sociali contro CasaPound a Montesacro (foto mediapolitika.com) |
«NESSUN FENOMENO ANNI '70» - Invita al dialogo invece Giorgio
Ciardi, delegato da Alemanno per le Politiche della sicurezza, che però
non vede un ritorno agli Anni di Piombo: «Si tratta di frange minime,
questi sono episodi che non hanno alcuna dignità politica, né incidenza
sulla vita sociale - spiega - e con gli anni '70 non c'entrano nulla».
Però, si spiega, «questo tipo di scontri va comunque condannato e con il dialogo si può evitare che diventino un fenomeno di massa».
Però, si spiega, «questo tipo di scontri va comunque condannato e con il dialogo si può evitare che diventino un fenomeno di massa».
Ma far
dialogare le opposte fazioni non è facile. Ogni volta che in qualche
aula universitaria attivisti dell'una o dell'altra parte organizzano
conferenze e dibattiti, c'è sempre qualcuno pronto a menare le mani. È
successo un anno fa a Tor Vergata, e poi anche a RomaTre dove oltre alle parole sono
volati ceffoni, calci, spintoni e mazze di ferro. Durante i cortei poi
la tensione sale alle stelle. Lo scorso 14 dicembre durante la
manifestazione di «Uniti contro la crisi», molti sono stati i giovani
picchiati e aggrediti: alcuni fotogrammi mostrano gli aggressori fare il
saluto fascista.
Uno striscione contro la violenza politica appeso al IV Municipio, quello di Montesacro (Omniroma) |
ANTAGONISMO E DIALOGO - Si può dialogare così? Di Stefano,
CasaPound, sostiene di sì: «Noi ci apriamo agli altri, parliamo con una
parte della sinistra, Sansonetti, Concia, invece questi qui sono mossi
esclusivamente dall'antifascismo militante per alzare il livello della
tensione, ma noi non vogliamo questa guerra civile». Alzetta replica
sereno: «Noi vorremmo evitarli e basta, non mi interessa incontrare
CasaPound, loro non portano nulla di nuovo: preferisco realizzare i
nostri progetti e coinvolgere davvero le persone del quartiere». Il
presidente del IV Municipio ci prova: ha incontrato entrambe le parti
per «aprire una tavolo di dialogo e confronto alla luce dei recenti
fatti di cronaca e della grave ricaduta sociale che possono avere e per
cercare una soluzione per una più serena convivenza civile». Su una cosa
Di Stefano e Alzetta concordano: «Non dobbiamo entrare nella logica
dello scontro tra bande». Potrebbe essere un buon punto di partenza.
Claudia Voltattorni
cvoltattorni@corriere.it
14 maggio 2011
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