Milano. Sabato mattina Alessandro Gallelli, 21 anni, si è sottoposto
all’ultima seduta con il suo psichiatra. È tornato in cella, si è
annodato la felpa al collo e si è impiccato. Accusato di 14 reati che
vanno dalla violenza sessuale allo stalking nei confronti di alcune
ragazze agganciate su Facebook, due delle quali minorenni, da 4 mesi era
in carcere in attesa di giudizio e – afferma l’Osservatorio permanente
sulle morti in carcere – «aveva più volte denunciato di aver subito
violenze».
Ora il suo nome aggiorna le fredde statistiche: sono 10 i detenuti che
si sono tolti la vita da gennaio e 24 i decessi in carcere. Alessandro
andava ripetendo: «Qui subisco angherie, ho problemi con gli altri
carcerati». Il trasferimento nel reparto di psichiatria, dove si trovava
in isolamento da fine gennaio, non l’ha salvato da se stesso. Il pm
Giovanni Polizzi ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di
reato né indagati, e ha deciso di acquisire una relazione della casa
circondariale e la cartella sanitaria del Policlinico dove il giovane è
arrivato in agonia. Per la famiglia Gallelli di San Vittore Olona – papà
impiegato, mamma casalinga, un fratello maggiore e una sorellina –
troppi sono i buchi neri nella morte di Alessandro. A cominciare dal
fatto che sia stato trasferito dal sesto raggio, il cosiddetto
”protetti” dove è recluso chi è accusato di reati sessuali, al reparto
psichiatria:
«Era in isolamento senza che ce ne fossero le condizioni –
sostengono i genitori – e soffriva molto perché era in una cella di due
metri per due, dove entrava il freddo». Agli atti non figurerebbero al
momento denunce del ragazzo sulle presunte violenze subite in cella.
«Non ci risulta che possa essere stato vittima di abusi – rilevano i
vertici del carcere – e non sembrava un soggetto a particolare rischio».
Anche se il suo percorso è abbastanza tormentato. «Un giovane fragile
con problemi a relazionarsi con gli altri», lo ricorda il suo avvocato
Giuseppe Lauria. A marzo di un anno fa è stato sottoposto a un
trattamento sanitario obbligatorio, il referto evidenziava problemi di
asocialità e al medico il ragazzo aveva detto di consumare
saltuariamente marijuana.
FONTE: Il Mattino del 21/02/12
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